Torna l’allarme Pfas, questa volta nell’acqua del Po. I composti perfluoroalchilici, utilizzati nelle lavorazioni industriali e ritenuti potenzialmente pericolosi per la salute umana, che avevano già contaminato le falde acquifere del Veneto, si trovano ora nel grande fiume in quantità di 80 nanogrammi per litro. A denunciarlo è l’Arpa del Veneto, regione dove è iniziato l’allarme con le contaminazioni riscontrate nel 2013 e nel 2018. “Questa è la conferma che la questione Pfas è un tema che interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale – ha dichiarato il presidente della Regione Luca Zaia, “il Governo, come ha già fatto il Veneto, deve intervenire fermamente, ponendo limiti zero”.
Allarme Pafs nel Po
Le rilevazioni delle centraline lungo il corso del Po di Castelmassa, in Veneto al confine con la Lombardia, e più verso la foce a Corbola, al confine con l’Emilia-Romagna, hanno riportato in particolare la presenza di C604, composto che fa parte di una nuova generazione di perfluori. Nelle precedenti contaminazioni (circoscritte tra Verona, Vicenza e Padova) i presunti colpevoli dell’inquinamento delle falde erano stati identificati negli sversamenti dell’azienda vicentina Miteni. “Ma questa volta – riportano dall’Arpav – data l’ubicazione dei punti di campionamento, risulta pressoché impossibile che derivi dal sito inquinato nell’area dell’azienda Miteni”.
Questo e il fatto che siano Pfas di ultima generazione e scarsamente diffusi, fa supporre all’Arpav che esistano importanti fonti di inquinamento più a monte del corso del fiume e non in Veneto, estendendo l’allarme a tutto il bacino padano. Proprio per questa ragione, il Veneto sta redigendo una segnalazione da inoltrare a Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.
La crisi del Veneto
Nel frattempo il nono Rapporto di sorveglianza sanitaria su Pfas in Veneto contribuisce ad alzare il livello di allarme. Rispetto al 2018, il Piano di sorveglianza sanitaria della regione ha allargato la popolazione sottoposta ad esame per verificare le conseguenze dell’inquinamento delle falde acquifere. E i nuovi numeri sono già preoccupanti: dei 25.000 esaminati, 16.400 risultano intossicate, il 65% della popolazione monitorata. Eppure i risultati rimangono ancora parziali perché, finora, ha partecipato allo screening il 28% della popolazione dell’area: il numero dunque è destinato a salire. E in questo conto, per la prima volta, sono stati inclusi i bambini da nove e dieci anni, con casi di concentrazione di Pfas nel sangue talvolta pari a quello degli adulti.
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