Entro il 2050 il 40 per cento della foresta amazzonica andrà perduta, se non si adotteranno nuove strategie di salvaguardia nelle zone a proprietà privata. La tutela delle riserve pubbliche non basta a prevenire i danni della deforestazione. A lanciare il monito è una ricerca del Woods Hole Research Center, in collaborazione con l’Universidade Federal de Minas Gerais (Brasile), e l’Instituto de Pesquisa Ambiental dell’Amazzonia, pubblicato su Nature di questa settimana. I ricercatori hanno usato un modello informatico per predire le tendenze future dell’ecosistema brasiliano in base a svariate strategie di tutela ambientale. I risultati hanno messo in luce che se la deforestazione nelle regioni private continuerà senza controllo, otto dei dodici maggiori affluenti del fiume Amazzone perderanno più della metà della loro copertura e almeno 100 specie di mammiferi della regione resteranno saranno privati del 50 per cento del loro habitat naturale. Per questo lo studio suggerisce che, oltre ai parchi pubblici protetti, i governi dovrebbero costringere gli allevatori e i produttori di soia a rispettare delle linee guida, certificando il trattamento delle loro terre. In caso contrario si dovrebbe negare ai loro prodotti l’accesso ai mercati internazionali e quindi alla principale fonte di guadagno. Gli autori concludono che si tratta dell’unica strategia vincente. (m.r.)