Anche i grilli seducono con l’inganno

Si allunga l’elenco delle strategie messe a punto dagli animali per scongiurare quella condizione sociale che in natura non è certo ben vista: rimanere senza partner, e quindi senza prole. Pur di fare colpo sull’altro sesso i grilli sarebbero pronti a millantare caratteristiche che non hanno. Secondo uno studio dell’Università di Bristol condotto in collaborazione con l’Indian Institute of Science (Bangalore) pubblicato su Pnas, infatti, i maschi della specie Oecanthus henryi – minuscoli insetti quasi trasparenti che vivono sugli alberi – sarebbero in grado di attirare le femmine con un canto ingannevole. Trasformando quella che si riteneva un’innocente arma di seduzione in una vera e propria trappola.

Così, poiché gli esemplari di sesso femminile mostrano preferenze per i grilli più corpulenti, considerati più abili nel procurarsi cibo perché geneticamente avvantaggiati, i maschi farebbero di tutto per nascondere le loro reali dimensioni, cercando di passare per più grossi di quanto non siano. Perché lo stratagemma funzioni basta cantare nella giusta tonalità, quella cioè tipica degli insetti più grandi.

Questa tattica rappresenta una novità per i biologi, convinti fino a oggi che i piccoli e agili animali fossero incapaci di modulare quel suono tipico del corteggiamento ottenuto strofinando tra loro le ali. Li si riteneva infatti in grado di cantare su un’unica frequenza, sempre la stessa, e di emettere solo due variazioni di tono a seconda delle loro dimensioni: le tonalità basse per gli insetti grandi e quelle alte per i più piccoli. Un meccanismo blindato, senza alcuna possibilità di cambiare le carte in tavola. Stando così le cose, le femmine non avrebbero avuto motivo di dubitare: a un certo canto doveva necessariamente corrispondere un determinato partner.

Ora lo studio di Pnas mette fortemente in dubbio la sincerità dei messaggi lanciati dai maschi di Oecanthus henry. Infatti, il sofisticato vibrometro laser Doppler, lo strumento capace di registrare di registrare variazioni minime nella velocità di vibrazione, ha evidenziato, per ora solamente in questa specie, la capacità di produrre suoni molto alti e di varie frequenze. Il suono cambia in corrispondenza delle variazioni della temperatura dell’ambiente. A 27°C gli insetti emettono uno stridìo di 3,6 KHz, mentre a 18°C un suono più profondo e basso di 2,3 kHz. Secondo Natasha Mhatre, coautrice dello studio, con il caldo i grilli acquisterebbero energia e perciò si metterebbero a “suonare” con più vigore, mentre con il freddo l’entusiasmo del concertista scemerebbe con inevitabili conseguenze sulla melodia.

L’insolita capacità di variare da un’ottava all’altra si deve alla particolare struttura delle ali degli Oecanthus henry, visibilmente più lunghe rispetto a quelle dei loro compagni dei prati. Inoltre, durante il canto, a vibrare è l’intera ala e non una sua parte, come accade nelle altre specie. Per loro dunque la frequenza a cui vibra la “serenata” non dipende dalla stazza del suo autore, ma dalla velocità con cui il grillo strofina le ali. Quanto e come questi insetti approfittino della loro anatomia per ingannare le femmine è ancora da verificare. “Certo è che le regole del corteggiamento dei grilli sono state riscritte”, conclude Natasha Mhatre. 

Riferimenti: Pnas doi:10.1073/pnas.1200192109

Credit immagine: Natasha Mhatre / University of Bristo

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