Quando il Sole va a dormire anche alle piante, dipendenti per natura dalla luce, resta poco da fare. Eppure durante le ore passate al buio i vegetali sono tutto fuorché inattivi, anzi mostrano capacità aritmetiche sorprendenti, che usano per adattare il consumo delle loro riserve energetiche, in modo che queste siano sufficienti fino al mattino, quando il Sole (e quindi nuove risorse energiche) saranno di nuovo disponibili. A suggerirlo è uno studio in via di pubblicazione su eLife condotto dai ricercatori del John Innes Centre, in Inghilterra.
Con la fotosintesi le piante sfruttano l’ energia solare per convertire l’anidride carbonica e l’acqua in carboidrati. Di notte però, quando la luce non è più disponibile, i vegetali dipendono dalle sole riserve energetiche accumulate per crescere, e queste devono poter essere sufficienti fino al momento in cui le piante non saranno in grado di produrne delle nuove.
Per non arrivare alla mattina affamate, né con riserve in surplus diamido che potrebbe andare sprecato, le piante ne stimano la quantità disponibile così come il tempo che dovranno passare al buio, prima dell’arrivo dell’alba (un’informazione che le piante ricavano da una sorta di orologio biologico interno). I sofisticati calcoli di cui parlano i ricercatori, che hanno osservato il comportamento metabolico delle piante di Arabidopsis, non sarebbero altro che divisioni, eseguite attraverso stime di diverse molecole relative alle quantità di amido e al tempo (in pratica la grandezza delle riserve di amido viene divisa per la lunghezza del tempo passato al buio).
In questo modo i vegetali settano un tasso di consumo di amido che permette loro di arrivare al mattino con la quasi totalità delle riserve consumate, senza compromettere la crescita nelle ore notturne. Si tratta, spiegano gli autori, di calcoli molto precisi e che le piante possono modificare in risposta a variazioni sia di amido che di durata delle notti. “La capacità di eseguire calcoli aritmetici è vitale per la crescita delle piante e la loro produttività”, ha commentato Alison Smith, tra gli autori dello studio, “Capire come le piante continuano a crescere al buio potrebbe contribuire a sviluppare nuovi modi per aumentare la resa delle colture”.
Via: Wired.it
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