Si spiaggia un altro capodoglio, a Palermo. È il sesto dall’inizio dell’anno sulle coste italiane: in pratica, più di un capodoglio arenato al mese. Qualche giorno fa, poco lontano, sulla costa di Lascari ne era stato trovato morto un altro, giovane e con lo stomaco pieno di plastica. “Aveva circa sette anni, appena” racconta Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia. “Le indagini sono appena iniziate e non sappiamo ancora se sia morto per la plastica nello stomaco, ma non possiamo certo far finta che non stia succedendo nulla”. La notizia dei due cetacei spiaggiati in pochi giorni arriva proprio mentre prende il via la spedizione di ricerca e sensibilizzazione sull’inquinamento nei mari di Greenpeace con The Dream Project. Rifiuti marini, come la plastica, che spesso finiscono nello stomaco dei grandi cetacei, come racconta un’inchiesta sugli spiaggiamenti dei cetacei a cura dell’Università degli Studi di Padova.
Più di un capodoglio arenato al mese
Le cause della morte degli ultimi due capodogli vanno ancora accertate. Ma è certo che quello trovato venerdì scorso a Lascari aveva ingoiato molta plastica. Plastica con cui gli attivisti di Greenpeace hanno riempito dei secchi. E non è la prima volta che accade. All’inizio di aprile, infatti, una femmina, adulta e incinta, si era arenata a Portocervo in Sardegna era sicuramente morta per la plastica che aveva nello stomaco: 22 kg di materiale. E persino dei sacchetti da supermercato che riportavano ancora il codice a barre. “Il mare ci sta inviando un grido di allarme, un SOS disperato. Bisogna intervenire subito per salvare le meravigliose creature che lo abitano”, dice Giorgia Monti.
I capodogli e la plastica
Secondo i dati dei ricercatori del Dipartimento di Biomedicina comparata e Alimentazione di Padova, i più esperti in Italia nelle autopsie sui grandi cetacei arenati, in Italia in media si spiaggiano 150-160 cetacei all’anno, vivi o morti. Per quasi un animale su tre, la causa della morte è legata direttamente alle attività umane, come la pesca o il traffico marino. Ma anche la plastica, che si trova dovunque, in superficie e sui fondali, può danneggiare molto la salute dei nostri cugini marini. I più esposti al marine litter sono proprio i capodogli: dei 51 animali spiaggiati negli ultimi dieci anni, 17 avevano frammenti di plastica nella pancia, e due avevano frammenti di rete attorcigliata alla bocca o alle estremità. Per Greenpeace, i più sensibili a questo tipo di inquinamento sono gli esemplari giovani, spesso denutriti, che scambiano la plastica per delle prede.
Il report sui cetacei
Il report dei ricercatori di Padova raccoglie dati degli ultimi vent’anni, dal 1998 al 2018. È stato presentato questa mattina alla Sala conferenza Lega Navale di Ostia. Si occupa di tutte le specie di cetacei che popolano i nostri mari, con un occhio di riguardo per i capodogli, specie vulnerabile. Il report è stato raccontato durante la conferenza stampa che lancia la spedizione Mayday Sos plastica di Greenpeace e The Blue Dream Project. La spedizione nasce proprio per monitorare l’inquinamento di plastica nel mare e si muoverà nel Mar Tirreno Centrale e in una parte del Santuario dei cetacei, nel Mar Ligure. Grazie alla collaborazione del Cnr di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche, saranno anche effettuate delle rilevazioni sulla contaminazione da microplastiche, in superficie e in profondità. Come scrive Greenpeace, quella del Tirreno centrale è un’area marina di particolare importanza per il patrimonio di biodiversità ed esposta al marine litter. La spedizione si concluderà in Toscana l’8 giugno, Giornata mondiale degli oceani.
Articolo aggiornato il 21/05/2019
Riferimenti: Report preliminare degli spiaggiamenti di cetacei lungo le coste italiane dal 1998 al 2018
Crediti immagine: Greenpeace Italia/Giulia Massa