«“Il riso squassa il corpo, deforma i lineamenti del viso, rende l’uomo simile alla scimmia”. “Le scimmie non ridono. Il riso è proprio dell’uomo, è il segno della sua razionalità”». hanno torto entrambi: sia l’austero Jorge da Burgos che il placido Guglielmo da Baskerville (il celebre dialogo qui riportato è tratto dal Nome della rosa di Umberto Eco, in cui la risata ha un ruolo centrale). Altro che “proprio dell’uomo“: la risata in situazioni di gioco o divertimento condiviso sembra infatti essere un comportamento che appartiene a molte specie animali, dai piccoli roditori agli elefanti, dalle gazze ai delfini, ai canguri e alle mucche. Sono almeno 65 le specie documentate, stando a uno studio appena pubblicato da due scienziati della University of California, Los Angeles (Ucla) sulla rivista Bioacustics. Gli autori del lavoro hanno infatti osservato vocalizzazioni simili alla risata in “una grande varietà di primati, mucche domestiche, cani, volpi, foche, manguste”, nonché “in tre specie di uccelli, tra cui i parrocchetti e le gazze australiane”.
Quanti animali ridono?
Fino a qualche tempo fa, come ricordava Liz Langley su National Geographic nel 2015, si pensava che le uniche specie non umane in grado di “ridere” fossero praticamente solo le grandi scimmie e i topi. Lo scopo del nuovo studio era, per l’appunto, di capire se la lista degli animali che ridono fosse incompleta.
L’evoluzione della risata
La questione è abbastanza importante, perché la risata – o qualcosa che gli assomiglia – ha un certo valore dal punto di vista evoluzionistico e della comunicazione: “Quando ridiamo”, spiegano Sasha Winkler e Greg Bryant, gli autori del lavoro, rispettivamente primatologo ed esperto di comunicazione alla Ucla, “stiamo in realtà informando i nostri simili che ci stiamo divertendo, inviando loro un segnale perché si uniscano a noi. Diversi studi hanno suggerito che questo tipo di comportamento vocale sia condiviso da molte specie animali i cui esemplari sono abituati a giocare insieme. Il che suggerisce che la risata umana sia la versione ‘evoluta’ di segnali vocali legati al gioco”.
Lo studio di Winkler e Bryant – che in realtà è una ricerca in letteratura delle descrizioni aneddotiche di animali che giocano insieme – mostra che le “risate” degli animali, comunque, non sono facilmente percepibili: “La nostra revisione della letteratura”, scrivono nel paper, “mostra che i segnali vocali legati al gioco sono poco appariscenti. I ratti, per esempio, emettono vocalizzazioni ultrasoniche fuori dalla portata dell’udito umano. Le vocalizzazioni ludiche degli scimpanzé, al contrario, sono abbastanza simili alle risate umane”.
Riferimenti: Bioacustics
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