A settembre Google compie 20 anni. In questo quinto di secolo il colosso californiano ha partecipato attivamente alla produzione scientifica internazionale, in maniera crescente anno dopo anno. E, sorprendentemente, nell’ultimo periodo non è più il web a farla da padrone.
Nato motore di ricerca, nel tempo ha espanso i suoi interessi con investimenti e partecipazioni in vari ambiti, dai sistemi operativi per smartphone al web entertainment, fino agli assistenti virtuali, al centro dell’attuale campagna pubblicitaria “Fallo fare a Google”. Ciò che forse è meno noto è il ruolo che si sta ritagliando, con sempre maggiore veemenza, nella ricerca scientifica. Dalla sua fondazione a oggi i ricercatori di Google hanno partecipato alla pubblicazione di oltre 4.000 lavori scientifici, tra articoli su riviste e atti di convegno, tutti raccolti in questa pagina. Di tali pubblicazioni, più di 1.000 riguardano direttamente l’intelligenza artificiale, ambito che ha visto una vera e propria impennata a partire dal 2015.
Seppure inizialmente con poche pubblicazioni, una certa vocazione alla ricerca è sempre stata di casa negli uffici di Mountain View. Nel 1998, anno di fondazione, si contano appena 3 articoli riconducibili a Google – il primo è il documento fondativo dell’azienda, che oggi può vantare più di 1.900 citazioni. Dieci anni dopo sono già 266 nell’arco del 2008 e arrivano a 536 nel 2017. Per farsi un’idea delle dimensioni del fenomeno, si pensi che nello stesso 2017 un altro gigante dell’IT come Facebook ha contribuito alla realizzazione di “soli” 134 lavori scientifici, mentre un’università prestigiosa di medie dimensioni, come quella di Pavia, conta circa 2.200 tra pubblicazioni internazionali e atti di convegno, per tutto l’ateneo, nello stesso anno.
La natura delle ricerche pubblicate certifica il cambio di pelle dell’azienda e fa luce sulla sua capacità di influenzare le nostre vite. Inizialmente le pubblicazioni sono riferite in larga misura al web, alla sua esplorazione e alla sua gestione. La svolta avviene nei primi anni del 2000: a partire dal 2001 Google inizia a compiere ricerche sull’intelligenza artificiale, che nel giro di pochi anni diventa il campo di maggiore interesse. Nel solo 2017 sono 248 i lavori classificati come appartenenti all’area della Machine Intelligence. A questi ultimi si devono aggiungere le centinaia di ricerche connesse direttamente al Machine Learning, o apprendimento automatico, quella famiglia di algoritmi che permettono di analizzare testi, immagini, video o comprendere il parlato. Diversamente, il recupero e l’organizzazione di informazioni sul web, tecnologie che stanno alla base del funzionamento dei motori di ricerca, sembrano scivolare velocemente sul fondo degli interessi dell’azienda: dal picco di 27 pubblicazioni del 2012 si è arrivati ad appena 7 articoli scientifici sul tema nel 2017.
Proprio i big data, i grandi dataset di cui gli algoritmi di Machine Learning sono voraci consumatori, sono alla base degli sviluppi recenti dell’Intelligenza Artificiale. E i big data sono oggi disponibili grazie allo sviluppo del web, quindi anche alle novità introdotte da Google stessa fin dai suoi esordi. Non c’è quindi da stupirsi se un’azienda che ha contribuito a tal punto alla proliferazione dei dati digitali investa tanto per essere all’avanguardia nello sfruttamento di questa risorsa.
Va inoltre sottolineato che le ricerche non si limitano al tech ma spaziano in moltissimi ambiti della scienza: dall’analisi acustica alla biologia molecolare alla computazione quantistica. Inoltre, a differenza di altre grandi aziende che pure fanno ricerca, Google rende accessibili i suoi risultati. Le sue pubblicazioni sono fruibili, di fatto, da chiunque nel mondo possa permettersi una connessione a Internet. Il colosso di Mountain View non pare considerarsi come una semplice azienda, ma si pone sempre di più quale punto di riferimento di una considerevole parte del progresso contemporaneo.
Articolo prodotto nell’ambito del Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara in collaborazione con dataninja