I ghiacci occidentali dell’Antartide si stanno scaldando, due volte più velocemente di quanto creduto finora. Così che anche il loro scioglimento e l’ innalzamento dei mari potrebbe essere più veloce di quanto ipotizzato fino a oggi. A lanciare l’allarme è un team di ricercatori statunitense che su Nature Geoscience spiega come questa sia la prima volta che si hanno dei dati abbastanza affidabili riguardo il riscaldamento subito dai ghiacci del West Antarctic ice sheet (Wais, la porzione dell’Antartide più occidentale, al di là della catena dei Monti transantartici) in estate (quella australe). Anche se, precisano gli scienziati, non è detto che i cambiamenti osservati siano stati prodotti dall’ attività umana (cosa invece pressoché certa per i dati anticipati da un leak della bozza sul cambiamento climatico della Ipcc).
Nello Wais ha sede la Byrd Station, la stazione di ricerca statunitense, attiva dagli anni Cinquanta. Combinando insieme i dati registrati dalla base, tecniche di analisi numerica e modelli computazionali, gli scienziati sono stati in grado di quantificare l’aumento delle temperature tra il 1958 e i 2010 come pari a 2,4°C nella media annuale. Uno dei più forti segnali sul riscaldamento, come lo ha definito Andrew Monaghan dell’ Us National Centre for Atmospheric Research, tra gli autori del paper.
“Il fatto che le temperature si stiano alzando in estate” – gli ha fatto eco sulla Bbc David Bromwichdell’ Ohio State University, anch’egli tra i firmatari dell’articolo su Nature Geoscience – “significa che il Wais non solo si scioglierà dal fondo come sapevamo fino a oggi, ma che in futuro probabilmente lo farà anche dall’alto”. Come spiegano infatti gli scienziati se in passato gli studi suggerivano un contributo soprattutto oceanico al riscaldamento e scioglimento dei ghiacci, il lavoro pubblicato ora ipotizza che a svolgere un ruolo importante nei cambiamenti osservati sia anche l’ atmosfera. In modo particolare spiegano gli esperti, a influire sull’Antartide sarebbero le situazioni climatiche dell’Oceano Pacifico, soprattutto i venti provenienti da questo.
Se quello registrato per il Wais è uno dei più forti segnali di riscaldamento terrestre mai osservato, non è detto che a causarlo sia stata l’ attività umana però. Per gli scienziati infatti per stabilirne le origini saranno necessari ulteriori studi, volti a indagare quanto le variazioni osservate siano naturali e quanto dovute all’azione antropogenica.
A prescindere da questo il dato sul riscaldamento ha però un significato inequivocabile: lo scioglimento dei ghiacciai e gli effetti che questo potrebbe avere sulle situazioni climatiche globali. Se la paura di nuova acqua immessa nei mari è uno degli effetti più attesi, in realtà, spiegano gli esperti questo non dovrebbe accadere nel breve termine. L’acqua che si libera dai ghiacci infatti percola verso il basso e si congela di nuovo. Nel farlo aumenta di volume, contribuendo a indebolire e quindi destabilizzare delle faglie ghiacciate. Cosicché – come accadde nel 2002 per la piattaforma ghiacciata Larsen B – non è da escludersi il pericolo che in breve termine grandi blocchi di ghiaccio collassino, partecipando indirettamente all’innalzamento dei mari.
Via: Wired.it
Credits immagine: Julien Nicolas, courtesy of Ohio State University