NEL REGNO Unito, per descrivere l’apocalisse prossima ventura, hanno coniato un termine apposito: “farmageddon”. Perché per il 2050, dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il fenomeno della antimicrobico-resistenza (AMR) – o più nel dettaglio la antibiotico-resistenza – sarà stato responsabile di 2,4 milioni di morti soltanto nell’area OCSE, con un impatto sull’economia pari a 3,5 miliardi di dollari l’anno, e un costo cumulativo di 120 trilioni di dollari, una catastrofe per la tenuta dei conti sanitari. Secondo la Banca Mondiale l’impatto economico delle AMR potrebbe essere peggiore di quello della crisi finanziaria del 2008-2009: i paesi a basso reddito vedrebbero ridursi il PIL di oltre 5 punti percentuali, quelli a medio reddito del 4,4 per cento, i paesi industrializzati del 3,1 per cento. Sono le cifre riportate da Ranieri Guerra, Assistant Director-General Strategic Initiatives dell’OMS, nel corso dell’incontro organizzato da Farmindustria “Contro la resistenza antimicrobica: la sfida globale”, oggi a Roma, destinato a fare il punto sulle iniziative che l’Associazione delle imprese del farmaco può mettere in campo per arginare i danni.