Ibimet (a cura di)
Il panno blu
pp. 75, s.i.p.
Due comunità montane, due antiche arti – la cardatura della lana e la tintura -, un progetto di rivalutazione del territorio. Sono questi gli ingredienti di un progetto sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e realizzato dall’Istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche con il coinvolgimento dei ragazzi dell’Istituto Tecnico Commerciale “L. Einaudi” di Poppi e dell’Istituto Statale d’Arte “G. Giovagnoli” di Sansepolcro. Che dopo aver dato vita a mostre ed esibizioni con i prodotti realizzati dalle scolaresche è ora raccontato in un libro corale dove tutte le parti coinvolte portano il loro contributo alla comprensione della filosofia che li ha animati.Un percorso didattico e di riscoperta scientifica di questa produzione tipica del territorio casentinese, dove la lavorazione della lana ha una storia antichissima e documentata fin dai tempi dei Romani. È nel Medioevo però che fa la sua prima apparizione il tessuto casentino con la sua caratteristica superficie dalla rifinitura “a ricciolo”, data da un particolare trattamento detto retinatura. In quell’epoca veniva prodotto un panno grosso e pesante, lo stesso usato anche per i sai dei monaci, poi verso la metà dell’Ottocento, divenne più leggero e dai caratteristici colori arancio e verde smeraldo. Oggi la gamma di colori è molto più ampia e il panno è usato per confezionare diversi capi e accessori di abbigliamento. Fino a qui il panno. L’altra parte della storia è il colore blu, o meglio la tintura ricavata dal guado, o Isatis tinctoria. Pianta appartenente alla famiglia delle crucifere, molto diffusa nella Valtiberina, che veniva usata anche in passato per tingere i tessuti di azzurro grazie alla indigotina contenuta nelle sue foglie. Due usanze radicate nel territorio che non si erano mai incontrate e la cui fusione ha dato vita appunto al “panno blu”. Dopo aver studiato le antiche pratiche di cardatura e tintura i ragazzi hanno realizzato tessuti, foulard e maglie, prodotti che hanno suscitato interesse non solo nel grande pubblico ma anche in alcuni imprenditori. Il lavoro dei ricercatori dell’Ibimet, nell’ambito di questo progetto, consiste infatti nel cercare di individuare le modalità più efficienti per l’estrazione dell’indigotina e la tintura dei tessuti. Così da trasformare una tradizione antica in una produzione contemporanea.Il libro, che può essere richiesto all’Ibimet, è uno strumento interessante per insegnanti e ricercatori che vogliano trarre spunto per la realizzazione di progetti analoghi in cui storia, tradizioni agricole e artigiane, scuola e ricerca si fondono mirabilmente.