Quali sono gli effetti sulle vittime civili nella guerra in Iraq causati dalle diverse armi usate? A rispondere a questa domanda è uno studio pubblicato su The New England Journal of Medicine che ha mostrato come i bombardamenti aerei della coalizione guidata dagli Usa abbiano, per esempio, ucciso in misura “sproporzionata” donne e bambini rispetto agli uomini. La morte per esecuzione diretta e per tortura, invece, sembra una “prerogativa” maschile. La ricerca, che aggiorna quella uscita nel 2008, è frutto della collaborazione tra i ricercatori del King’s College London e del Royal Holloway dell’Università di Londra e un team dell’Ong irachena Iraq Body Count (Ibc), che ha messo a disposizione il proprio database.
Lo studio analizza 14.196 eventi in cui 60.481 civili sono rimasti uccisi per cause violente durante i primi cinque anni del conflitto in Iraq, dal 2003 al 2008. E mostra che la morte “hi-tech”, come un missile pilotato ad alta precisione, produce un numero di morti civili di quattro per evento, pari a quello prodotto dall’uso di armi meno tecnologiche. Un numero di vittime che quadruplica non appena il focus si sposta sugli effetti prodotti dalle bombe aeree o dagli attacchi via terra, che producono 17 morti civili per evento. Cifra che scende di poco, 16 per evento, a ogni attacco suicida.
Un quinto delle vittime civili è stato causato da conflitti a fuoco, mentre il 14 per cento da esecuzioni o attacchi suicidi. La maggior parte delle morti (19.706), invece, sono state provocate dopo rapimento o cattura per esecuzione diretta. Nel 95 per cento dei casi si tratta di uomini e, solo di rado, di donne o bambini. Di questi corpi, il 29 per cento (5.760) mostra segni evidenti di tortura come fori da trapano o bruciature.
Per le donne e i bambini iracheni gli eventi potenzialmente più pericolosi vengono dagli attacchi aerei e dai mortai. Dopo un attacco aereo, il 47 per cento delle vittime dal sesso ancora riconoscibile sono donne, e il 39 per cento sono bambini. Nel caso di morte per attacco da mortaio l’oscillazione di queste proporzioni è lieve: il 44 per cento sono donne, il 42 per cento bambini.
Nelle conclusioni i ricercatori hanno scritto, con specifico riferimento agli attacchi aerei, che ci troviamo di fronte a una evidente violazione del diritto internazionale e della Convenzione di Ginevra.