Chi ha detto che per ballare serve sentire la musica? Anzi, a conti fatti, è proprio quella che praticamente non sentiamo – come le frequenze basse e bassissime – a farci ballare di più. Lo dimostrano i ricercatori canadesi che hanno trasformato un concerto di musica elettronica in un laboratorio di ricerca, per testare come le diverse frequenze della musica influenzano i movimenti del corpo.
Il suono
Cominciamo con un piccolo ripasso. La percezione del suono da parte dell’orecchio umano è il risultato di vibrazioni prodotte dalle onde sonore che raggiungono l’apparato uditivo. L’orecchio trasforma l’energia acustica prima in energia meccanica poi in energia elettrica, così che gli impulsi nervosi arrivano al cervello, vengono elaborati e si ha la percezione del suono. La gamma di suoni che l’orecchio umano è in grado di percepire è data dalla frequenza del suono ed è misurata in Hertz (Hz). Una persona normo-udente ha un campo uditivo dinamico e percepisce un intervallo di frequenze che va da 20 a 20.000 Hz.
Studiare il ballo, così
Ma secondo lo studio guidato dal neuroscienziato e batterista Daniel Cameron, pubblicato sulla rivista Current Biology, esistono frequenze ultra basse (very low frequency, VLF) comprese tra 8 e 37 Hz – sotto praticamente la soglia udibile dunque -che inducono le persone a muoversi e scatenarsi con più energia.
I ricercatori canadesi hanno testato se i suoni a bassa frequenza influenzano il ballo durante un concerto di musica elettronica presso il teatro McMaster LIVELab, sfruttando la possibilità di rilevare all’interno della struttura i movimenti dei presenti e la presenza di un sistema audio che poteva riprodurre frequenze ultra basse.
I partecipanti hanno compilato un questionario prima e dopo il concerto per verificare che le frequenze ultra basse non fossero state realmente percepite, riportare il gradimento del concerto e le sensazioni fisiche provate. Attraverso una fascia, che ciascun partecipante ha indossato sulla testa, i ricercatori hanno monitorato i movimenti del corpo, calcolando la velocità di quelli della testa, mentre accendevano e spegnevano le VLF.
Frequenze basse, più movimento
I risultati, commentano i ricercatori, mostrano che quando le VLF erano attive le persone si muovevano in media il 12% in più rispetto a quando erano spente, senza la consapevolezza dei partecipanti. Dai questionari è emerso inoltre che i partecipanti provavano sensazioni piacevoli che li spingevano a ballare quando ascoltavano musica con i VLF.
Ma se le VLF sono per natura impercettibili, cosa fa aumentare i movimenti del corpo? La risposta sarebbe nel sistema vestibolare, una componente dell’orecchio interno, che sembra avere un ruolo fondamentale nella percezione umana delle basse frequenze. Nei vertebrati è responsabile della percezione dell’equilibrio, dell’orientamento spaziale e della coordinazione del movimento. I ricercatori concludono però che per comprendere i meccanismi cerebrali coinvolti nella risposta sarà necessario esaminare gli effetti delle basse frequenze sul sistema vestibolare, tattile (altro possibileresponsabile del fenomeno) e uditivo.
Riferimenti: Current Biology, Cell Press
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