I bambini che hanno un disturbo dello spettro autistico e i loro fratelli minori in media ricevono un numero inferiore di vaccinazioni raccomandate rispetto ai bambini che non hanno questa patologia: una volta ricevuta la diagnosi, infatti, spesso smettono di seguire in maniera regolare il piano vaccinale. A svelarlo è una ricerca, pubblicata su Jama Pediatrics, che è stata condotta dal consorzio no-profit Kaiser Permanente negli Usa, che ha studiato i dati dei vaccini nel periodo dal 1995 al 2014, rilevando il calo proprio fra i nati in questo periodo. Si tratta degli stessi anni in cui è esploso il caso, scientifico e poi mediatico, del legame fra vaccini e autismo, sostenuto da Andrew Wakefield, poi radiato dall’albo dei medici. Il suo studio fu ritirato da Lancet e si rivelò infatti una vera e propria frode: l’intera comunità scientifica internazionale ha smentito questo legame e continua a sottolineare l’assenza di qualsiasi collegamento fra la vaccinazione e i disturbi dello spettro autistico.
Partendo da questo scenario, e nell’ottica di un calo diffuso del tasso di vaccinazioni, i ricercatori si sono chiesti quale impatto abbia avuto su quelle raccomandate l’aver ricevuto una diagnosi di autismo sia nei piccoli direttamente interessati sia nei loro fratelli minori.
L’indagine su Jama ha preso in considerazione un campione di quasi 600mila bambini nati fra il 1995 e il 2010 e i loro fratelli più piccoli, rispettivamente nati fra il 1997 e il 2014. All’interno di questo campione, vi sono più di 3700 bambini con diagnosi di un disturbo dello spettro autistico ricevuta nei primi 5 anni di vita. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi alle vaccinazioni raccomandate dai centri Cdc, l’equivalente negli Stati Uniti del nostro Istituto Superiore di Sanità. Questi dati sono stati raccolti a partire da sei diversi luoghi (strutture ospedaliere) che hanno partecipato al Vaccine Safety Datalink, un vasto progetto di raccolta e monitoraggio dati sui vaccini e sulla loro sicurezza.
I ricercatori hanno osservato che i bambini con diagnosi di autismo ricevevano tutte le vaccinazioni raccomandate fra i 4 e i 6 anni di vita nell’82% dei casi, mentre la percentuale sale al 94% all’interno della popolazione infantile non affetta dal disturbo. Andando ad analizzare i dati della copertura relativa ad un importante vaccino, il trivalente MPR, l’84% dei partecipanti con diagnosi di autismo è stato vaccinato, contro il 96% dei partecipanti nell’altro gruppo. Mentre per le vaccinazioni raccomandate nei bambini più grandi, fra gli 11 e i 12 anni di età, le percentuali della copertura vaccinale sono simili fra chi ha la diagnosi di autismo e chi non ne è affetto. Ma non solo: anche i fratellini più piccoli dei bambini con autismo hanno effettuato un numero minore di vaccini: in questo gruppo, il 73% dei partecipanti aveva effettuato tutte le vaccinazioni raccomandate fra 0 e 11 mesi di vita, contro l’85% dei fratelli minori di bambini non affetti da autismo.
Il legame vaccini ed autismo è una vera e propria bufala, come hanno spiegato più volte gli scienziati e come mostrato da diverse evidenze. Ma i bambini – sia con autismo sia senza il disturbo – non vaccinati in maniera completa hanno un rischio maggiore contrarre malattie, che potrebbero essere evitate coi vaccini: fra queste il morbillo, una patologia potenzialmente anche fatale.
Riferimenti: JAMA Pediatrics