Palazzi, strade, rumore, confusione, inquinamento e criminalità. Questa e’ più o meno la sintesi di Metro Manila, capitale delle Filippine nella quale vivono almeno quindici milioni di abitanti. Fra di loro molti cosiddetti Senza Fissa Dimora, moltissimi squatters e un’infinità di bambini di strada. Medici Senza Frontiere è presente. Lavoriamo da sette anni in un contesto che ci porta ogni giorno a lottare contro i disagi dei duecentomila bambini di strada di Metro Manila. Lavoriamo tenacemente – lo staff locale a volte fa dei veri miracoli in termini di tenacia e passione – anche se i risultati, in un progetto del genere, richiedono molto tempo e non sono sempre evidenti.
Bambini di Strada
Medici Senza Frontiere ha scelto di lavorare col gruppo di ragazzini più deboli, il cosiddetto “zoccolo duro”. Abbiamo deciso di prendere in carico preferibilmente i ragazzini che sono stati completamente abbandonati, che non hanno più nessun contatto con la famiglia o che non hanno più una famiglia e che vivono per strada giorno e notte. Questa scelta riduce di molto il gruppo dei possibili beneficiari. Ci ritroviamo a lavorare con solo seimila ragazzini. Il dato allarmante è che il numero di ragazzini di strada considerabili “zoccolo duro” è in lento, continuo e costante aumento nonostante gli sforzi di tanti perché le cose cambino.
Le ONG come don Chisciotte
Lavorare coi ragazzini di strada significa costruire giorno per giorno. Costruire lentamente, con pazienza, con prudenza e con rispetto una relazione di fiducia che deve prima di tutto aiutare bambini ad avvicinarsi senza timore ai nostri operatori, e di conseguenza dare a noi gli strumenti per organizzare una risposta vera e concreta alle necessità dei bambini. Tutto questo richiede tempo e fatica, che Medici Senza Frontiere e molte altre ONG investono senza economia fra le strade di Metro Manila. Purtroppo da gennaio 1999 il Ministero degli Affari Sociali (DSWD) ha iniziato ad “occuparsi del problema” alla maniera … dei politici. Gloria Makapagal-Arroyo, ministro del DSWD e vice presidente della repubblica, in campagna elettorale prometteva di pulire la città dai minori di strada. Con l’aria della fata dai capelli turchini, la signora si fa fotografare per le strade mentre divide coi ragazzini una fetta di pane, oppure invita la stampa a Palazzo quattro o cinque bambini – presunti – di strada racconteranno quanto il DSWD si sta adoperando per il loro futuro e cosi’ via. La propaganda politica diventa di riflesso un altro degli aspetti della vita quotidiana dei bambini di strada e di chi lavora con loro.
Il Progetto del governo
In realtà il governo di Metro Manila, nella gestione di questo problema, è quanto meno in malafede. Le strade saranno pulite, su questo non c’è dubbio, perché la polizia viene inviata per strada nottetempo col compito di catturare i minori. Esiste una legge, per ora effettiva solo in alcuni quartieri, secondo la quale un minore sorpreso per strada senza genitori dopo le ore 22 sarà considerato vagabondo. Per inciso il vagabondaggio è un reato che nelle Filippine si punisce col carcere.
Medici Senza Frontiere e i bambini malati
Uno degli obiettivi per noi è di non sostituirci alle strutture esistenti, pretendiamo invece di riempire i vuoti lasciati dalle altre ONG e dal governo. Per questo gestiamo quattro cliniche in quattro quartieri diversi. Abbiamo scelto quattro fra le zone di Metro Manila in cui la concentrazione di bambini di strada è maggiore e pertanto il bisogno è più urgente. Un medico MSF offre visite mediche gratuite, offre la terapia, le vaccinazioni ed invia all’ospedale i ragazzini che ne hanno bisogno. Il follow-up è garantito dai nostri assistenti sociali. I ragazzini che si presentano nei nostri dispensari sono soprattutto affetti da malattie dell’apparato respiratorio, infezioni di varia natura, traumi, ferite, tubercolosi e molto spesso malattie sessualmente trasmissibili. I dispensari pubblici e gli ospedali statali funzionano a volte molto bene. I medici dello stato visitano chiunque gratuitamente, ma la terapia sarà a carico del paziente, come le spese di ospedalizzazione e cosi via. Medici Senza Frontiere sta anche cercando di cambiare le cose a questo livello. I risultati sono un po’ vaghi: in certi ospedali il direttore accetta di occuparsi dei nostri ragazzini gratuitamente. Ma si tratta ancora di pochissime rare eccezioni. Ci arriveremo, piano piano.
Medici Senza Frontiere e i problemi sociali
Medicare una ferita o distribuire un analgesico aprono di solito una porta alla fiducia. E’ incredibile e fantastico come una garza imbevuta di un disinfettante appoggiata su una ferita, aiuti la relazione di fiducia a crescere. E cosi’ si riesce a penetrare un po’ meglio nell’universo di strada che è il quotidiano dei nostri ragazzi. Incontrare il medico MSF diventa il modo per poter parlare si se’ e dei propri problemi a qualcuno che saprà ascoltare le tue confidenze e che non le divulgherà’. Dietro ad un bambino di strada c’è di solito una storia di miseria e di violenza che sono difficili da immaginare. I bambini sono vittime della strada sia quando sono forzati a viverci sia quando scelgono di farlo. Molti di loro sono orfani che gli orfanotrofi locali non riescono a prendere in carico; molti sono stati spinti alla strada da una famiglia incapace di sfamare tutti i figli; altri hanno scelto la strada per evitare la violenza di un padre spesso alcolista che – in molti casi – picchia, violenta, vende i propri figli.
L’esperienza ci dice che nessun centro d’accoglienza può offrire qualcosa di davvero utile ad un bambino di strada fino a quando non sarà lui a chiederlo. Obbligare un bambino ad accettare l’assistenza di un drop-in centre significa ritrovarlo per strada due giorni dopo. Medici Senza Frontiere ha deciso di porsi da filtro fra il bambino e i centri d’accoglienza solo quando e se il bambino stesso chiede di andarci. Seguendo questa politica siamo arrivati a risultati che, in tutta modestia, ci fanno pensare di essere sulla strada buona. Ed è su questa strada che vogliamo continuare. Siamo particolarmente orgogliosi dei risultati ottenuti col modulo per le riunificazioni famigliari. Questa nuova attività è stata battezzata a gennaio. Quando un ragazzino chiede di ritornare a casa MSF visita prima di tutto la famiglia. Si valuta coi genitori la possibilità che il minore sia reinserito prima di portarlo a visitare i suoi di tanto in tanto. Dopo tre o quattro visite di mezza giornata il ragazzino sarà restituito alla famiglia mentre i nostri assistenti sociali seguiranno il nucleo familiare per dodici mesi. Fino ad ora abbiamo tentato sette riunificazioni famigliari – sembrano poche, ma sono un’enormità – con molta prudenza. Con altrettanta gioia possiamo dire che tutti loro sono ancora a casa.
Medici Senza Frontiere e i problemi legali
Bambini in carcere, naif come sono non ci avevo mai pensato, eppure esistono. A Metro Manila sono almeno mille duecento e sono detenuti nelle carceri per adulti. Siamo presenti nelle carceri di Caloocan, Pasay e Manila City dove fino a gennaio i bambini e gli adulti dividevano le stesse celle. Abbiamo ottenuto la separazione del luogo di detenzione anche se ottenere la costruzione di un carcere minorile serio e grande abbastanza è ancora inimmaginabile. Ma i successi arrivano per gradi e nel frattempo l’azione di lobby per una prigione minorile centrale per tutta Metro Manila continua.
I problemi per i bambini in prigione sono naturalmente moltissimi. A Metro Manila si va in carcere per qualunque cosa: dal vagabondaggio, all’uso della colla, alla partecipazione ad una rissa, fino allo scippo al furto all’omicidio. Conosciamo ragazzini che aspettano in carcere da due anni. Aspettano di essere giudicati. Se non hai soldi per un avvocato non hai scelta: devi aspettare. Medici Senza Frontiere offre assistenza legale ai bambini di strada detenuti nelle tre prigioni di cui ci siamo fatti carico. Tre dei nostri assistenti sociali lavorano solo nelle carceri, intervistano i bambini, preparano i case management, passano il dossier ad uno dei sette avvocati che hanno accettato di lavorare con noi e sperano in un giudizio. L’obiettivo di quest’azione per noi non è decriminalizzare il ragazzino – che a Metro manila puo’ essere punito per legge col carcere dall’età di tredici anni – ma è ottenere che sia giudicato e che sconti una pena giusta. Fino ad oggi abbiamo ottenuto 110 bambini giudicati di cui circa 60 innocenti ed 20 trasferimenti dal carcere ad un centro di reinserimento.
Per strada
Nel frattempo rimaniamo per strada con i nostri palloni, il nostro cotone con cui fare bracciaetti, la nostra voglia di capire e la certezza che nonostante un passato di sette anni, c’è ancora un sentiero da seguire. Cerchiamo di camminare insieme nonostante il dolore e le difficoltà. Cerchiamo di sopravvivere a tutto quello che la strada ci offre. La strada è dura per chi ci vive ma anche per chi ci lavora. La strada è violenta, è puttana, è assassina. La strada prende l’innocenza di chi ci vive, la mastica la distrugge e poi la sputa come qualcosa di immondo. La strada schiaccia tutto quello che incontra e forza chi ci vive alla violenza, alla prostituzione, e a volte anche molto più in là.
A novembre, ero appena arrivato, abbiamo sepolto Michael Blondy, un ragazzo di ventun anni ammazzato dallo shabu – una droga chimica – davanti ai suoi compagni. Nello stesso periodo Michelle – tredici anni, per strada da tre – ha perso il bambino che pensava di mettere al mondo qualche settimana dopo. Lo ha perso davanti ai miei occhi, a quelli del suo ragazzo e dei compagni del suo gruppo. A gennaio Rico è scomparso. Alcuni dicono che è a casa, ma a casa dei suoi nessuno l’ha visto. Un’altra ONG sostiene che sia stato venduto, e portato all’estero per poter espiantare e vendere i suoi organi. E poi le malattie sessualmente trasmissibili hanno una quotidianità difficile da sostenere, e proteggere gli adolescenti sessualmente attivi diventa sempre più complicato. Chi insegna loro a proteggersi e non ha paura ne’ vergogna nel mostrare come si usa un preservativo prima di distribuirne loro, diventa un “facilitatore della prostituzione”. Per il DSWD non importa quante vite salverai: “il preservativo è l’incarnazione di una cultura corrotta che non è quella filippina” mi è stato detto nel corso di una riunione molto ufficiale. Ebbene si’, MSF ed io personalmente, facciamo parte di questa schifosissima cultura corrotta che non si ferma a fare filosofia ma che cerca piano piano di cambiare le cose. A volte di salvare una vita.