Sono ancora 11 mila i bambini soldato arruolati negli eserciti irregolari della Repubblica Democratica del Congo. Lo denuncia un rapporto di Amnesty International che ha esaminato i risultati del programma di disarmo, smobilitazione e reintegrazione dei minori a due anni dalla sua attivazione. Malgrado il processo di pace si sia formalmente avviato a partire dal 2003, la restituzione a una vita normale dei molti bambini inseriti nelle truppe irregolari del paese africano non ha portato risultati soddisfacenti.
Lo stato della Repubblica Democratica del Congo è stato scosso da un lungo conflitto che ha provocato milioni di vittime e costretto all’arruolamento forzato migliaia di minori. Il programma di reinserimento nella società civile delle migliaia di bambini e bambine, finanziato dalla comunità internazionale, non ha avuto, secondo gli esperti, l’attuazione prevista. Secondo Amnesty International, il fallimento del progetto è riconducibile alla negligenza politica e all’incapacità concreta di gestire tutte le zone del paese, alcune delle quali ancora in mano alle bande paramilitari.
Sono più di diecimila i minori tenuti in ostaggio da questi gruppi, molto spesso costretti a restare perché considerati proprietà privata dei singoli guerriglieri. Non sarebbero rari, secondo il rapporto, i casi di bambine-soldato obbligate al matrimonio con i combattenti adulti. Molti sono invece costretti a rinunciare a una vita normale per l’impossibilità di sopravvivenza, vista la mancanza di strutture di sostegno. Vi sarebbero infatti, secondo gli attivisti di Amnesty, problemi drammatici nel paese: per esempio, meno del 30 per cento dei bambini ha la possibilità di concludere il ciclo della scuola primaria. (m.cap.)