L’impiego di batteri del genere Listeria per colpire selettivamente le cellule tumorali, inserendo dei radioisotopi al loro interno, potrebbe segnare una svolta nella ricerca di una terapia efficace contro il cancro al pancreas. E’ quanto suggeriscono i ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University in uno studio pubblicato su Pnas: questo trattamento sperimentale avrebbe ridotto notevolmente il numero di metastasi in alcuni topi che soffrivano di una forma particolarmente aggressiva del tumore. E senza danneggiare i tessuti sani.
Il cancro al pancreas, con il 5% di probabilità di sopravvivenza per gli uomini e il 6% per le donne a 5 anni dalla diagnosi, è uno dei tumori con il più alto tasso di mortalità. Secondo il Rapporto “I numeri del cancro in Italia” quest’anno ci saranno più di 11mila casi diagnosticati. A questo si aggiunge una difficoltà nell’identificazione del tumore, che solo raramente provoca sintomi riconoscibili, e fa sì che nella maggior parte dei casi la malattia venga diagnosticata solo dopo che il cancro si è già diffuso. Attualmente non esiste cura per questo tipo di tumore, e gli unici trattamenti disponibili si orientano soprattutto al miglioramento della qualità della vita.
Nel tentativo di mettere a punto delle nuove terapie, che magari possano segnare una svolta in questo campo, i ricercatori hanno pensato di bersagliare specificatamente le cellule malate inserendo dei radioisotopi, già molto usati nelle terapie contro il cancro, in dei batteri Listeria.
Gli scienziati, infatti, avevano osservato già da tempo che ceppi attenuati di L. monocytogenes riescono a sopravvivere all’interno di topi malati, e preferiscono come sede di proliferazione, in ordine, le metastasi e il tumore primario; mentre non attaccano i tessuti sani. Questo perché nei tessuti malati il sistema immunitario è indebolito e lascia spazio ai batteri per le infezioni, cosa che non avviene invece in quelli sani. Partendo da questo gli scienziati hanno pensato di usare i batteri come dei traghettatori di una terapia, accoppiando degli isotopi radioattivi di renio 188 ad alcuni ceppi di Listeria indeboliti.
La scelta è ricaduta sul renio per due motivi: in primo luogo esso emette particelle beta, particolarmente efficaci nei trattamenti contro il cancro; inoltre questo elemento ha un tempo di dimezzamento di 17 ore, che lo rende velocemente eliminabile dal corpo umano, minimizzando i rischi per i tessuti sani. I batteri contenenti gli isotopi sono stati iniettati una volta al giorno per sette giorni in topi che soffrivano di una forma avanzata di cancro al pancreas. Seguiva una settimana di riposo e quattro ulteriori giorni di iniezioni giornaliere.
Dopo 21 giorni, gli scienziati hanno controllato l’estensione delle metastasi nei topi, e hanno notato che il trattamento le aveva ridotte di circa il 90% rispetto a controlli effettuati su animali che non avevano ricevuto le iniezioni, mentre il tumore principale risultava ridotto del 64%. Inoltre, i batteri si erano concentrati sulle metastasi, ma non sui tessuti sani, e i topi che avevano subito il trattamento non sembravano soffrire di alcun effetto collaterale.
Secondo i ricercatori, il trattamento che si è mostrato efficace nei topi potrebbe essere ancora migliorato, usando dosi di radiazioni più alte oppure aggiungendo ulteriori agenti anti-cancerogeni ai batteri. Il lavoro del team, infatti, non si ferma qui: l’obiettivo è adesso quello di eliminare il 100% delle metastasi, in quanto ogni cellula cancerogena rimasta nel corpo può essere la potenziale causa di un nuovo tumore.
Riferimenti: Pnas doi:10.1073/pnas.1211287110
Credits immagine: Wikimedia Commons
Splendida la strada seguita dai ricercatori sul tumore al pancreas
utilizzando batteri caricati con materiale radioattivo RENIO.
In generale la medicina nucleare andrebbe potenziata anche
verso altre malattie. Ottimo Onore ai ricercatori
Grazie Edoardo