Parodontite e artrite reumatoide, due patologie diverse tra loro. O forse meno di quel che si crede. Uno studio condotto da ricercatori della John Hopkins University ha infatti portato alla luce nuove prove del legame fra queste due malattie. La ricerca, pubblicata su Science Translational Medicine, individua nel batterio Aggregatibacter actinomycetemcomitans, uno dei patogeni responsabili della grave forma di gengivite, come possibile fattore scatenante anche dell’artrite reumatoide (Ar).
Non si tratta di una correlazione nuova, ma che risale addirittura agli inizi del secolo scorso. Infatti, alcuni pazienti che soffrono di artrite reumatoide sono anche affetti da parodontite, un’infiammazione cronica di natura batterica che colpisce i tessuti di sostegno dei denti. La frequente concomitanza delle due patologie ha portato a pensare che potesse essere proprio un batterio all’origine di entrambe e negli ultimi decenni la ricerca si è focalizzata su Porphyromonas gingivalis, senza però che se ne approfondisse il meccanismo infettivo.
I ricercatori della John Hopkins, guidati da Felipe Andrade, hanno invece spostato la loro attenzione su un altro patogeno, considerando un elemento fondamentale: a livello cellulare, il segno distintivo dell‘artrite reumatoide è la sovrapproduzione di proteine anomale, dette “citrullinate”. Il processo di citrullinazione, che prevede la sostituzione dell’arginina con un amminoacido atipico, la citrullina appunto, è in realtà un meccanismo che in situazioni normali la cellula utilizza per regolare la funzione delle proteine. Ma nell’artrite reumatoide questo sistema è fuori controllo: il corpo reagisce a questa ipercitrullinazione aumentando la produzione di anticorpi per combattere le proteine anomale, considerate alla stregua di nemici esterni e scatenando la risposta infiammatoria debilitante che caratterizza l’artrite. Lo stesso fenomeno è stato osservato anche nei pazienti affetti da parodontite. E l’infezione di A. actinomycetemcomitans sembra essere la responsabile del processo di citrullinazione.
Partendo da queste considerazioni, i ricercatori hanno sottoposto campioni di siero prelevati da192 pazienti affetti da artrite a test per verificare la presenza di anticorpi contro Aggregatibacter actinomycetemcomitans, scoprendo che quasi la metà riportava segni dell’infezione. Ma metà no. “Questo potrebbe indicare che altri batteri, della gola, dei polmoni o di altre aree del corpo, utilizzino un meccanismo simile per indurre l’ipercitrullinazione” spiega Andrade.
Pur trattandosi di conclusioni preliminari, che avranno bisogno di essere approfondite con altre ricerche, il lavoro di Andrade e colleghi apre la strada a un possibile trattamento antibiotico. I passi da fare per lo studio di questa malattia sono ancora molti, ma i ricercatori sono ottimisti: “Questa ricerca potrebbe essere la più vicina alla scoperta delle radici dell’artrite reumatoide” conclude il primo autore del lavoro, Maximiliam Konig.
Riferimenti: Science Translational Medicine