Dall’Aspromonte all’intero arco Appennino, fino alle Alpi occidentali, il lupo torna a ripopolare le regioni italiane, da cui trent’anni fa stava scomparendo. Si contano oggi dai 500 ai 1.000 esemplari, un boom demografico rispetto ai tempi in cui ne restava appena un centinaio in aree frammentate. A dare la notizia è Luigi Boitani, direttore del dipartimento di biologia animale e dell’uomo dell’Università di Roma La Sapienza, nel corso dei tradizionali incontri organizzati dal Museo Civico di Zoologia di Roma.
Ma dopo decenni di assenza, il ritorno del lupo risolleva anche gli antichi problemi di convivenza dell’essere umano con il predatore, specie laddove si è persa la capacità di coesistenza. “I lupi in Italia uccidono ogni anno dalle 2.000 alle 2.500 pecore, gli indennizzi toccano quota un milione di euro l’anno”, afferma Boitani. Per vincere queste resistenze e fare breccia, è stata lanciata la proposta di creare la figura degli “avvocati del lupo” (sulla scorta degli avvocati dell’orso creati dal Wwf sulle Alpi) che fungano da interfaccia, da mediatori tra il lupo e le popolazioni locali. Una misura è necessaria anche per porre fine al bracconaggio, che uccide ogni anno il 10-15 per cento delle popolazione.
Si configura intanto la nuova mappa italiana del lupo: il mammifero è presente nel Parco nazionale del Pollino, tra Calabria e Basilicata, dove sono stati stimati sette branchi per quasi 40 lupi; lo stesso numero si ha in Piemonte mentre nel Parco nazionale d’Abruzzo si contano 6-7 branchi (ogni branco è formato da 4-5 individui), e segnalazioni e tracce indicano il ritorno del predatore anche nel Parco Regionale della Maremma. (a.l.)