Il parassita della malaria (il plasmodio) ha la capacità di introdursi negli eritrociti (i globuli rossi) utilizzando delle proteine per superare la membrana esterna e introdursi nella cellula. I ricercatori del Wellcome Trust Sanger Institute hanno studiato il parassita al suo stato di maggiore vulnerabilità – durante l’invasione dei globuli rossi – e individuato 5 bersagli per poterlo fermare. Si tratta di 5 proteine utilizzate dal parassita che possono essere neutralizzate grazie a degli anticorpi. Lo studio, pubblicato su PNAS, è il più grande del suo genere e apre le porte alla creazione di un vaccino che possa contribuire alla lotta contro questa terribile malattia che fa vittime soprattutto tra i bambini.
La malaria rappresenta ancora oggi una delle principali emergenze sanitarie del pianeta. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono più di 200 milioni i casi stimati nel mondo e quasi 500 mila i decessi nel solo 2015. La malattia è presente soprattutto in Africa (90%), seguita dal Sud-Est asiatico (7%) e dalle aree del Mediterraneo orientale (2%). La causa sono i parassiti del genere Plasmodium trasmessi all’uomo da zanzare del solo genere Anopheles. Il parassita, una volta all’interno dell’ospite umano, riesce a superare le difese del sistema immunitario, instaurandosi prima nel fegato e invadendo successivamente i globuli rossi, distruggendoli e causando una forte anemia.
Secondo Gavin Wright, uno degli autori dello studio, produrre un vaccino efficace contro i parassiti è una vera sfida: “Sono organismi molto complessi con molti componenti, per questo è difficile capire quale componente colpire. Studiando il genoma del parassita e lavorando su un processo conosciuto come vaccinologia inversa, abbiamo scoperto cinque bersagli vaccinali che, se combinati, mostrano promesse per ulteriori sviluppi”.
Il team ha esaminato 29 bersagli presunti responsabili della capacità del parassita di invadere i globuli rossi. Nel ciclo di vita del parassita, l’invasione degli eritrociti rappresenta un passo fondamentale, dove raggiunge il più alto grado di vulnerabilità e di esposizione al sistema immunitario. I ricercatori hanno utilizzato degli anticorpi generati dal sistema immunitario di coniglio (gli anticorpi non possono essere prodotti con mezzi artificiali) contro tutti i 29 bersagli, quindi hanno testato gli anticorpi contro due ceppi diversi del Plasmodium falciparum (il più frequente e pericoloso dei parassiti), uno proveniente dall’Africa e una dall’Asia.
Tra i 29 anticorpi utilizzati, nei test in vitro, 5 hanno ridotto la capacità del parassita di invadere i globuli rossi in entrambi i ceppi di malaria. Gli scienziati hanno inoltre osservato che da solo nessun anticorpo può garantire protezione contro la malaria, tuttavia la combinazione di più anticorpi era associata a un minor rischio di malattia.
Per le osservazioni a livello cellulare è stata utilizzata la video microscopia, esaminando l’azione degli anticorpi sul parassita durante i tentativi di invasione nei globuli rossi. Gli attacchi degli anticorpi, condotti simultaneamente sulle 5 proteine del parassita, hanno portato a una combinazione più efficace rispetto agli attacchi portati singolarmente, facendo pensare a un possibile impiego di questa tecnica per la realizzazione di un vaccino efficace contro la malaria.
Riferimenti: Pnas