Hanno partecipato alla tavola rotonda: Francesco Calogero (chairman del Pugwash Council), Cathleen S. Fisher (Henry L. Stimson Center, Washington), Alexei Arbatov(membro del parlamento russo), Kenneth Luongo (direttore del Russian-American Nuclear Security Advisory Council), Erzsebet N. Rozsa (Hungarian Institute for Internal Affairs, Budapest), Alexander A. Konovalov (presidente dell’Institute for Strategic Assessment), Sergei Oznobistchev (direttore dell’Institute for Strategic Assessment, Mosca), Mostafa Elwi Saif (Università del Cairo, Egitto), Steve Miller (Harvard University), Nicola Cufaro-Petroni (Università di Bari, Uspid) e Rodolfo Ragionieri (Forum per i problemi della pace e della guerra, Firenze). Calogero: L’argomento principale sul quale ci stiamo confrontando è la fine della Guerra fredda e la fine del confronto tra il cosiddetto Occidente (che include naturalmente anche il Giappone) e il cosiddetto Est (che oggi possiamo dire che includa la Russia e forse la Cina). Il maggior mutamento avvenuto è stato il passaggio da una relazione antagonistica a una relazione cooperativa, che ha già cominciato ad affermarsi, ma che è forse ancora in via di ulteriore sviluppo. Un ulteriore allargamento della Nato andrebbe inquadrato in questa cornice di riferimento, nella misura in cui metterlo a rischio sarebbe un disastro, mentre sarebbe una buona cosa favorirlo. Per queste ragioni, la mia opinione sull’allargamento della Nato non è stata negativa come quella di molti miei amici, perché penso che poteva essere portato avanti in modo cooperativo. La mia formula è che in prospettiva si potrebbe pensare all’ingresso della Russia, e eventualmente anche della Cina. Mettendo per ora da parte l’ingresso della Cina, l’idea di coinvolgere in qualche modo la Russia nella Nato è stata considerata folle, e molti tuttora la considerano in questo modo. D’altra parte, il coinvolgimento della Russia in questo processo è la grande speranza convenzionale dei governi dei paesi più importanti, come gli Stati Uniti, la stessa Russia e la maggior parte delle altre nazioni. Nei giorni scorsi c’è stato a New York il primo incontro ufficiale tra questi paesi. Purtroppo non ho il tempo di leggervi punto per punto i risultati di questo incontro, pubblicati sullo Herald Tribune (e magari voi potreste controbattere che si tratta solo di public relations), ma vedreste che Solanas, segretario generale della Nato, Primakov, ministro degli Esteri russo, Albright, segretario di Stato degli Stati Uniti, concordano tutti sul fatto che c’è una atmosfera meravigliosa, che le cose stanno andando molto bene e in modo cooperativo. Questa è la mia visione. Quale poteva essere l’alternativa, alla fine della Guerra fredda? Si potrebbe dire che, visto che il Patto di Varsavia era stato sciolto, la cosa naturale da fare era arrivare anche al superamento della Nato; questa sarebbe sembrata una conseguenza logica e giusta, ma è cosa dubbia che questo avrebbe portato a un rafforzamento della sicurezza in Europa; è un punto controverso anche per coloro che sono contrari all’allargamento della Nato. Ci sono alcune conseguenza positive dell’esistenza della Nato, lasciatemene menzionare una: noi abbiamo avuto una guerra terribile e sanguinaria in quella che era chiamata Jugoslavia. L’Onu provò senza successo a fermarla, anche l’Ocse provò a intervenire e fallì, l’Europa tentò di fermarla, fallendo completamente, la Nato provò a fare qualcosa, e all’inizio anche questo organismo fallì, ma poi riuscì nel suo intento, quando agì in cooperazione con la Russia. Le conseguenze di tutto ciò sono due: una negativa, e cioè che l’Onu non è riuscita nel suo intento; e una positiva, che la guerra è stata fermata empiricamente e che il modello di cooperazione tra Russia e Nato ha portato a un risultato molto importante: la fine della guerra. Un’ultima considerazione: alcuni mi dicono, Arbatov me lo ha ripetuto spesso, che questa alleanza non può durare, perché un’alleanza può funzionare soltanto quando c’è un nemico comune. Io penso che questo periodo di transizione potrebbe portare al passaggio da un’alleanza militare, con paesi tenuti insieme da un nemico comune, a un sistema di sicurezza collettivo, che non ha bisogno di un nemico comune per essere tenuto insieme. Quella della necessità di un nemico esterno è, secondo me, una cattiva idea. Qualcuno ieri, Arbatov o Konovalov, ha fatto il paragone tra cristianesimo e confucianesimo. E’ un cattivo paragone, secondo me, perché, in modo magari paradossale o guardando molto lontano, il percorso da fare è quello di riuscire a integrare, in qualche modo, la Russia nella Nato ed eventualmente, in seguito, includere anche la Cina, in modo che non venga ricostituito il modello del nemico esterno ai confini tra Russia e Cina. Fisher: Vorrei sottolineare tre punti: perché secondo me l’allargamento della Nato è stata una cattiva idea; come siamo arrivati a questa situazione, da un punto di vista storico-sociale; e dato che sono una persona pragmatica: cosa si può fare ora che sono state già poste le basi dell’allargamento? Per quanto riguarda il primo punto, tra le possibili soluzioni al problema del futuro della Nato e dei rapporti con la Russia e l’Europa, penso che scegliere l’allargamento della Nato sia stata semplicemente una cattiva soluzione. Penso che alla fine della Guerra fredda e dopo il dissolvimento del Patto di Varsavia, Stati Uniti e Europa avevano un interesse e un obbligo morale (mi rendo conto che in termini di Realpolitik non si dovrebbe parlare di obblighi morali, ma così è andata) di tendere una mano ai paesi dell’Europa centro-orientale. Quello che mi sono chiesta è: di che cosa avevano bisogno questi paesi? Di protezione o di rassicurazione? Di difesa o di un senso d’inclusione? Secondo me avevano bisogno di rassicurazione e di un senso d’inclusione. E se l’Unione Europea avesse portato avanti il progetto iniziale di includere altre nazioni, oggi non parleremmo di allargamento della Nato. Come siamo arrivati a questa situazione? Secondo me le responsabilità vanno ripartite: c’è stata una insufficienza di leadership, negli Stati Uniti, una mancanza criminale di leadership in Europa e, in particolare nell’Unione Europea, una mancanza di dibattito nella società. Prima di tutto, gli Stati Uniti hanno commesso un errore di valutazione. Quando nei primi anni ‘90 si discuteva della sicurezza della Nato e di quale potesse essere l’istituzione più adatta (l’Ocse? l’Ue? la Nato?) per governare il futuro della sicurezza dell’Europa, non andava ignorata la componente psicologica implicita nel coinvolgere in questo processo una organizzazione come la Nato, chiaramente legata alla Guerra fredda. In secondo luogo, c’è stata una mancanza di leadership da parte dell’Unione Europea, che ha puntato più all’approfondimento dei legami esistenti che all’allargamento verso l’esterno, e anche questa è, secondo me, una concezione dell’Europa nata in un’Europa divisa. Come ultimo punto, sono stata colpita dalla mancanza di un vero dibattito sull’argomento. Sui giornali statunitensi, questa estate, sono stati pubblicati molti editoriali, ma sono arrivati troppo tardi. Cosa si può fare ora? A questo punto, secondo me, bloccare l’allargamento della Nato sarebbe un errore ancora più grande di quello commesso iniziando il processo. Vorrei sottolineare tre punti, secondo me importanti: – è tempo che finalmente la trasformazione della Nato, di cui si parla da tempo, diventi realtà. – dovremmo procedere molto lentamente ad ulteriori allargamenti, mi riferisco in particolare alla possibile inclusione dei paesi baltici. – penso che l’Unione Europea non dovrebbe interrompere il suo sviluppo. Avverto nell’aria una mentalità che dice: “Va bene, la Nato si sta allargando, noi possiamo concentrarci sugli affari, come al solito”. E’ molto importante che l’Unione Europea tenga fede al suo nome e tenda una mano all’Europa dell’Est. Arbatov: Ne sarete probabilmente sorpresi, ma anche secondo me l’allargamento della Nato è stata una cattiva idea. Le reazioni a Mosca questa estate, quando la decisione fu presa nell’incontro di Madrid, furono piuttosto leggere, ma questo non deve trarre in inganno. Era estate, una stagione morta per la politica, la gente era preoccupata da altri problemi, in primo luogo economici. Non ho dubbi che la questione della Nato sarà in breve tempo fatta oggetto di discussione, forse già lo è adesso, perché implica almeno tre punti importanti per la politica della Russia: il grande dibattito sul budget federale e sul budget della difesa. Il governo ha ridotto le spese per la difesa, e questo susciterà delle opposizioni, il cui primo argomento per opporsi alle riduzioni sarà proprio l’allargamento della Nato; il dibattito sulla riduzione degli armamenti (convenzione sulle armi chimiche, Start II). Nel dibattito russo su questi argomenti, l’allargamento della Nato giocherà un ruolo di primo piano; infine, sta iniziando un dibattito sulla riforma delle Forze Armate, che dovrebbe portare a riduzioni di personale e all’eliminazione di alcuni reparti. Questa sarà contestata da chi vede un pericolo nell’allargamento della Nato. Su questi tre punti, credetemi, l’allargamento della Nato avrà un effetto negativo. Non voglio ora discutere se l’allargamento sia stato una decisione buona o cattiva, ma la realtà della politica russa è tale che sui tre punti indicati questo potrà essere usato come argomento dagli oppositori della cooperazione tra Russia e Occidente. Quali saranno le conseguenze a lungo termine? Per riassumerle in breve: 1) Le élites politiche russe riconoscono che le regole del gioco stabilite alla fine della Guerra fredda devono essere riviste. La Russia ha dato il suo consenso alla riunificazione della Germania, ha tolto le truppe dall’Europa orientale, ha smantellato il Patto di Varsavia e l’Unione Sovietica, ha ridotto di molto il budget militare, e ciò e stato fatto basandosi sulla convinzione che Russia e Occidente non siano più nemici, bensì partner. Per questo la Russia ha fatto quello che ha fatto. Come conseguenza, attualmente l’Occidente e sicuro come non lo è mai stato in passato, mentre la sicurezza della Russia e piuttosto debole, a causa dell’ambiente interno ed esterno. Ora i militari e politici russi non hanno più l’opinione che Russia e Occidente stiano per diventare partner: l’Occidente e ora visto come un potenziale rivale, perché l’allargamento della Nato e stato deciso nonostante l’aperta opposizione della Russia. La Russia, sotto Gorbaciov ed Eltsin, mentre faceva ciò che ho menzionato prima, era rassicurata dagli Stati Uniti sul fatto che stava facendo cose buone, che non si doveva preoccupare: nessuna decisione sulla sicurezza europea sarebbe stata presa senza tenere in debito conto l’opinione della Russia e i suoi interessi. Ora è invece evidente che decisioni di questo tipo sono state e saranno prese, e la reazione russa sarà molto negativa. Negli ultimi cinque anni in Russia si pensava che i pericoli militari potessero venire soprattutto dal Sud e dall’Est, ora invece la gente e i politici di professione pensano che nel prossimo futuro l’espansione militare occidentale potrà creare dei problemi, soprattutto se verrà estesa oltre i primi tre anni. Come ultimo punto, il fattore nucleare sta diventando preminente nel dibattito tra politici e militari russi, e questo è un effetto molto negativo. Quali saranno le conseguenze future? Io penso che ci saranno conseguenze negative dell’allargamento della Nato: verranno cancellate le illusioni di fraternità e amicizia. Quel che resta da fare e limitare i danni, per prima cosa fermando per molto tempo l’allargamento della Nato ai primi tre paesi, e in questo intervallo fare di tutto per incrementare le relazioni con la Russia, in modo da trasformare la Nato e farla diventare non più una alleanza militare rivolta contro un nemico esterno, ma una organizzazione neutrale coinvolta in operazioni di peace-keeping. Nel futuro, quando la Nato vorrà procedere a ulteriori allargamenti, ci saranno degli accorgimenti utili ad evitare lo shock provocato in Russia dalla decisione di quest’anno. Bisognerà assicurarsi che l’allargamento della Nato prenda una forma politica e non militare: per questo occorre arrivare a trattati di pace e alla riduzione degli armamenti, portando avanti lo Start II e lo Start III. Infine dobbiamo assicurarci che ulteriori decisioni sulla Russia e la Nato prendano in considerazione la Russia più di quanto sia stato fatto finora. Luongo: Vorrei delineare brevemente i presupposti politici delle decisioni prese, prendendo in considerazione alcuni aspetti della situazione politica interna negli Stati Uniti e la questione dell’eredità della presidenza Clinton. Vediamo in primo luogo la situazione politica interna negli Stati Uniti e le conseguenze sulle relazioni Usa-Russia. La questione dell’allargamento della Nato è stato discusso a lungo negli Stati Uniti. Il presidente ne ha parlato durante un discorso elettorale a Detroit (la scelta non è stata casuale, visto che in questa città vivono molti emigrati dall’Europa centro-orientale). Soprattutto i Repubblicani hanno poi continuato a discutere l’argomento. Si può dire che la decisione sulla Nato sia stata presa in parte per ragioni politiche interne. Il Senato ha votato una relazione sull’argomento, che approva l’espansione della Nato in tempi rapidi. Al di là delle ragioni propagandistiche legate alla campagna elettorale, c’è stata poi un’altra ragione politica per appoggiare l’ingresso della Nato, legata al dibattito sull’eredità politica del presidente, dibattito fattosi intenso durante la campagna elettorale: quale sarà il lascito di Clinton? L’allargamento della Nato è stato visto come una possibile eredità della gestione Clinton, vedendo come conseguenza della decisione anche la diffusione della democrazia, dell’economia di mercato e della prosperità. Nelle menti di chi ha appoggiato l’allargamento, quale migliore eredità poteva lasciare Clinton se non estendere la democrazia e la prosperità economica dall’Atlantico agli Urali? Gli Stati Uniti hanno dato il loro appoggio all’Europa nelle due prime Guerre mondiali, nel dopoguerra c’è stata la devastante Guerra fredda (diretta conseguenza della II Guerra mondiale) quale migliore eredità politica ci potrebbe essere per l’attuale presidente, se non estendere la democrazia in tutto il continente europeo? Sarebbe qualcosa che alla fine del secolo aiuterebbe a ridefinire le relazioni per il futuro. Passando al problema delle relazioni con la Russia, devo dire che questa amministrazione ha assunto con la Russia un comportamento schizofrenico, con una scissione tra testa (il Presidente e il Vicepresidente, coi loro contatti con Eltsin) e il corpo dell’amministrazione. Penso che nella burocrazia statunitense ci siano ancora atteggiamenti da Guerra fredda. Tutti concordano sul fatto che gli Stati Uniti sono impegnati ad aiutare economicamente la Russia, e che forse quest’ultima riuscirà a inghiottire il boccone amaro dell’allargamento della Nato, ma forse non si tiene in debito conto che secondo l’opinione pubblica russa la Nato è nata come sistema di difesa conto l’Unione Sovietica, di cui la Russia è il grande successore, ed è difficile mutarne l’immagine, almeno a livello psicologico. Penso che nel futuro il dibattito politico sulla questione dovrà affrontare tre questioni principali. La prima: quali conseguenze avrà questa decisione sulle relazioni Usa- Russia? Il Senato approverà l’allargamento della Nato, ci saranno conseguenze da parte russa, e questo influirà sul dibattito futuro. Alcuni si pongono (con argomenti da Guerra fredda) anche la domanda: come è possibile contenere la Russia? La terza questione è: quanto costerà l’allargamento? Il problema sarà sicuramente esaminato dal Congresso, visto che il suo compito principale è quello di finanziare le iniziative del Governo. Probabilmente questo problema è stato sottovalutato. I primi due punti si possono riassumere nella domanda: “Che possiamo fare per contenere i pericoli rappresentati dalla Russia?”. Se il Senato continuerà su questa linea, ci saranno sicuramente delle reazioni da Mosca, anche se è ancora presto per dire esattamente quali. Rosza: Vorrei fornire il punto di vista dell’Ungheria, sul perché questo paese voglia entrare a far parte della Nato. La discussione svoltasi nel nostro paese, una volta dissolto il Patto di Varsavia, su come aumentare la nostra sicurezza, ha messo in luce tre possibilità. Una opzione largamente dibattuta è stata quella della neutralità. Ma nella situazione mondiale del dopo Guerra fredda non era più una scelta percorribile, dato che non c’erano più due superpotenze a fare da garanti. Le altre due possibilità erano: costruire per conto nostro un sistema di sicurezza; oppure entrare a far parte della Nato. Per oltre quattro anni, dopo i grandi mutamenti del 1990, non abbiamo pensato di entrare a far parte della Nato. Ma dopo che il nostro sviluppo è cresciuto, dal 1993 sono iniziati i contatti con la Nato e abbiamo iniziato a considerare la possibilità di entrare a farne parte, insieme alla Polonia e alla Repubblica Ceca. Le ragioni per entrare a far parte della Nato sono varie. Alla base c’è il desiderio di affermare in modo definitivo l’appartenenza del nostro paese all’Occidente e all’Europa, dalla quale non volevamo più essere tenuti fuori. La risposta alla domanda che ci potrebbe essere rivolta: “Perché unirsi alla Nato e non all’Unione Europea” è semplice. Se guardate alla politica estera e di sicurezza dei paesi dell’Est, vedrete come tratto comune che questi paesi stanno cercando di entrare a far parte del maggior numero di organizzazioni occidentali possibile. Cosi, per esempio, l’Ungheria è stata membro associato dell’Ueo. All’inizio sembrava che l’Unione Europea volesse aprire le sue porte, e il primo ministro ungherese dell’epoca parlò della possibilità per l’Ungheria di essere accolta nel 1993, ma questo non è accaduto. Il risultato è che mentre la Nato ha aperto le sue porte, l’Ue è ben lontana dal farlo, sebbene penso che la decisione presa dalla Nato avrà un influsso positivo sull’Unione Europea, che in questi mesi ha nominato le cinque nazioni che saranno invitate ai futuri negoziati dell’Ue. Infine, vorrei spendere alcune parole sulle differenze di percezione. Concordo con quanto detto da Calogero. Secondo me il dibattito sulla Nato nel nostro paese è più avanzato di quello analogo negli Stati Uniti o nell’Europa Occidentale. A nostro parere la Nato sta perdendo il suo carattere di alleanza militare, e la Nato dove l’Ungheria sta entrando non è quella della Guerra fredda, ma l’organizzazione che ha ottenuto risultati positivi in Bosnia. Questa è la Nato nella quale vogliamo entrare, non l’alleanza militare della Guerra fredda. Forse siamo troppo naives, ma non condivido le osservazioni della Russia sulla Nato come alleanza militare contro un nemico esterno. La maggioranza degli ungheresi, almeno il 70%, voterebbe a favore dell’ingresso nella Nato (il referendum si terrà il 16 novembre) e anche il consenso nel Parlamento è assoluto. Comunque per il nostro primo ministro entrare nella Nato e anche nell’Unione Europea è fondamentale, dato che queste due organizzazioni sono ritenute fondamentali per le garanzie del nostro paese. Konovalov: Ho ascoltato molte discussioni sull’espansione della Nato, e vorrei dire qualcosa sulle conseguenze a lungo termine di questo processo. Le politiche estere della Russia e dell’Occidente sono guidate, in questo periodo, da percezioni sbagliate, da incomprensioni e da errate interpretazioni. Ci stiamo perdendo di vista l’un l’altro, e non ce ne stiamo preoccupando. Noi siamo preoccupati dell’importanza storica del periodo che stiamo attraversando, è un momento di cambiamenti strutturali nell’ambiente politico. Il sistema che aveva definito le regole del gioco, giuste o sbagliate che fossero, era quello stabilito a Yalta. Era un sistema vergognoso, non piaceva a nessuno, nessuno ha provato rammarico per il suo collasso, ma era comunque un sistema che definiva regole del gioco e di comportamento, dando a ogni elemento una nicchia ecologica nel sistema. Ora questo sistema è finito. Cosa prenderà il posto del sistema di sicurezza atlantico? Come verrà organizzato il futuro della Nato? C’è una scelta di fondo: o con la Russia, o senza la Russia. Ci troviamo quindi a un crocevia: se decidiamo che 1’allargamento della Nato e il fondamento del futuro del sistema di sicurezza atlantico, questo vuol dire automaticamente che si sta pensando a un futuro senza Russia, al di là di tutte le buone parole e di tutti gli incontri. Perché? Perché l’espansione della Nato è un processo limitato, e si fermerà presto, prima che la Russia possa essere coinvolta, se 1’organizzazione continua come è adesso, con i suoi principi e statuti. Ho chiesto ai politici statunitensi: dove vi fermerete? Qual è il prossimo passo? E’ assurdo pensare che l’allargamento possa essere un processo da ripetere ogni due anni, è già abbastanza se avviene una volta sola durante le nostre vite. Le decisioni prese ora definiranno direttamente 1’ambiente politico euroatlantico per almeno i prossimi cinquant’anni. Cosa stiamo facendo ora? A cosa ci avviciniamo? Alla polarizzazione delle discussioni politiche. Per esempio negli Stati Uniti – con mia grande sorpresa – c’è chi si oppone all’allargamento della Nato. Persino Henry Kissinger, che è stato uno dei primi fautori dell’allargamento, ora si lamenta del fatto che la Russia non è stata considerata. Non ho nulla contro il rafforzamento dell’identità europea o centro-europea, e comunque l’allargamento dell’Unione Europea è un obiettivo in conflitto, non politicamente ma economicamente, con 1’allargamento della Nato. Vorrei esprimere una opinione sull’esperienza bosniaca. Per me è la dimostrazione che gli argomenti militari e politici sono separati; chi ha chiesto all’Ungheria se era o no un membro della Nato? Le risorse militari dell’Ungheria erano comunque disponibili. Questo vuol dire che ci vuole qualcosa di nuovo nella Nato per affrontare i nuovi problemi della sicurezza europea. Noi stiamo ponendo le pietre miliari della fondazione del sistema di sicurezza europeo. Se continuiamo a insistere sull’allargamento della Nato, noi dimostriamo la nostra impotenza intellettuale nell’affrontare le sfide del futuro, e che la decisione è stata presa trascurando la Russia. Questo vuol dire che per la prima volta dal Congresso di Vienna la Russia può diventare un potere esterno nel processo politico europeo. E’ una decisione che si può prendere, nel qual caso la Russia verrà spostata verso l’Oriente, e diventerà una potenza indipendente. A me tutto questo non piace, non vorrei vedere la Russia diventare il portabandiera dei paesi in via di sviluppo contro i paesi più sviluppati. lo vorrei vedere la Russia coinvolta nel processo politico europeo, parte della civilizzazione europea: io mi considero europeo, non asiatico. E’ negli interessi europei e statunitensi coinvolgere la Russia, ma nessuno considera il legame evidente tra 1’allargamento della Nato e la possibilità che la Russia sia coinvolta o no. Oznobistchev: Fin dall’inizio l’allargamento della Nato è stato guidato da una politica d’inganno. Si potrebbe partire dalle promesse fatte a Gorbaciov, da tutte le promesse fatte alla Russia di instaurare un rapporto di collaborazione, promesse smentite dall’allargamento della Nato. Vorrei sottolineare, con Arbatov, che questo rappresenta un blocco ai rapporti di partnership con la Russia. Di conseguenza i rapporti con l’Occidente stanno andando verso il livello zero. Vorrei anche sottolineare il fatto che l’Occidente, insieme ad alcuni paesi dell’Europa centro-orientale, sta allargando la Nato, sostenendo che questo porta a un allargamento della democrazia. Ma nessun politico europeo potrebbe dire quali sono gli ostacoli alla democrazia nella politica russa. Se non ci saranno passi pratici di collaborazione verso la Russia, allora vuol dire che dobbiamo dimenticarci di tutti i documenti pieni di buoni propositi firmati in questi anni. Elwi Saif: Ho un commento sull’argomento. Non condivido pienamente il quadro roseo dipinto da Calogero sull’allargamento della Nato fino alla Russia e addirittura alla Cina, e questo fondamentalmente per due ragioni: la prima è che è molto difficile per me concepire una alleanza militare che si estende su una area geografica cosi ampia, che comprende il 60% della popolazione e, cosa ancora più importante, il 70- 80”/o delle risorse militari del mondo, includendo paesi con strutture e dottrine militari molto differenti. Dal punto di vista della funzionalità ed efficacia non c’è mai stata una struttura militare di tal genere, almeno negli ultimi duemila anni. E’ una struttura che richiederebbe un mondo del tutto diverso da quello in cui viviamo. La seconda ragione è che una possibile spiegazione dell’espansione della Nato a Est è che voglia riempire il vuoto creato dallo smantellamento del Patto di Varsavia, stabilendo la presenza militare della Nato in quella che un tempo era l’area tradizionale d’influenza dell’Unione Sovietica e (come obiettivo strategico a lungo termine) evitare che la Russia possa conquistare o riguadagnare lo status di contro-parte militare della Nato. La mia domanda riguarda le prospettive: che fine hanno fatto i progetti di espandere la Nato a Sud e di iniziare un dialogo nell’area Mediterranea? Miller: Anch’io concordo con chi dice che quello che possiamo fare ora è cercare di limitare i danni provocati dalla politica di allargamento della Nato. Mi sembra comunque che gran parte del danno sia ormai stato fatto. Mi riferisco all’impatto negativo sul dibattito politico russo, e ancor più alla percezione e agli atteggiamenti verso gli alleati politici dei russi. La Russia vede ora svanire il concetto di partnership con l’Occidente, e ne vede invece la militarizzazione e la nuova nuclearizzazione. Un quadro, questo, davvero deprimente, che avremmo potuto evitare. Il secondo punto riguarda il dibattito in corso nella politica americana, che renderà difficile migliorare i rapporti con la Russia. Ci sono molti senatori – anche di primo piano – che porteranno avanti questi punti: – l’allargamento della Nato serve a proteggere gli Stati Uniti e l’Europa dalla Russia; – sarà possibile installare nei nuovi paesi membri tutti i tipi di armamenti, compresi quelli nucleari; – ci dovranno essere pressioni per includere nuovi membri, in primo luogo i paesi Baltici; – i senatori hanno poi fatto l’esplicita richiesta che alla Russia, nel caso venga coinvolta in qualche modo nella Nato, sia attribuito un ruolo veramente limitato. E’ per queste ragioni che i mesi a venire saranno molto problematici. Behin: Mi sembra che in tutte queste discussioni non ci sia stato nessun riferimento all’Ocse. Qualcuno ha parlato dell’Europa dall’Atlantico agli Urali, che è esattamente l’odierna area d’interesse dell’Ocse. Si pensa veramente che una alleanza militare – come è la Nato – possa cambiare obiettivo così completamente, in modo da adempiere alle funzioni di mutua sicurezza? Se è questo che si ha in mente, perché non rivolgersi a una organizzazione fondata espressamente per questo scopo? E’ stato detto che allargare la Nato alla Cina sarebbe fare un duplicato delle Nazioni Unite. Sono pienamente d’accordo, e mi chiedo: e l’Ocse? Cufaro: Arbatov si è riferito varie volte allo stato d’animo negativo presente nell’ambiente politico della comunità russa, tra gli analisti strategici, a proposito dell’allargamento della Nato. Mi chiedo allora quale sia l’opinione pubblica in Russia su questi problemi. C’è la stessa opinione negativa sull’allargamento della Nato o c’è una sorta d’indifferenza? A Konovalov vorrei chiedere, a proposito dell’allargamento della Nato fino alla Russia: pensa che nel futuro prossimo la Russia chiederà di entrare nella Nato? Pensa che, se verrà proposto alla Russia di entrare nella Nato, la risposta sarà favorevole? Ragionieri: Io penso che sia stato dedicato poco tempo alla questione principale, quella sulla sicurezza dell’Europa Centrale. Io penso che molti abbiano in mente una situazione da Guerra fredda quando si immaginano gli Stati Uniti opposti alla Russia, non prendendo in considerazione gli interessi dei paesi più piccoli. Ho una considerazione per tutti: io penso che si fosse scelto subito di allargare l’Unione Europea per dare una risposta ai problemi d’identità delle nazioni centro-europee, questo avrebbe distrutto lo scopo per cui era stata creata, che non era quello di dare risposte a richieste d’identità, ma di dar vita a un progetto politico. L’identità politica dell’Europa è creata dal Consiglio d’Europa. Allargare l’Ue avrebbe indebolito la sua identità, mettendo in pericolo la possibilità di avere una costruzione politica più solida. Arbatov: Naturalmente, quello dell’allargamento della Nato non e l’argomento più dibattuto, anzi non lo e nemmeno tra i politici. Se formulate la domanda in modo più preciso: “Qual e l’opinione sull’allargamento della Nato in coloro che sono interessati a questioni politiche?”, allora la mia risposta sarebbe che il 70-80% ritiene che allargare la Nato sia una operazione rivolta contro la Russia, e il risultato di un indebolimento della Russia. Questo è un atteggiamento molto problematico, poiché porta alla conseguenza che la Russia dovrebbe essere più forte ed efficiente. Io vorrei che la Russia diventasse più forte per una migliore collaborazione con l’Occidente, ma l’allargamento della Nato porterebbe a uno stato d’animo diverso. Se mi permettete, vorrei fare un piccolo commento alla relatrice ungherese. Rosza ha detto che l’Ungheria ha avuto forse un atteggiamento naif pensando che la Nato fosse ormai un tipo di organizzazione diversa dal passato. Io ho sentito molte spiegazioni, alcune anche persuasive, ma a questa non posso credere. Penso che, al contrario, nei tre nuovi membri Nato la seduzione di entrarne a far parte sia venuta proprio dalla tentazione di infliggere una sorta di vendetta alla Russia, considerata storicamente come una personificazione del male. Secondo me, c’è un forte sentimento di questo genere. Se immaginate – soltanto per un secondo – che la Russia avesse detto: “Va bene, noi non abbiamo nulla in contrario”, o se anche la Russia fosse stata invitata, allora l’entusiasmo delle tre nazioni per entrare nella Nato si sarebbe molto raffreddato. Storicamente, posso comprendere questo sentimento di vendetta, ma politicamente questo creerà molti problemi alla Russia, per la quale non è stato facile liberare i popoli dell’Europa dell’est, liberare i popoli dell’Unione Sovietica e liberare se stessa dalle regole comuniste. Rosza: Secondo me, nell’atteggiamento ungherese c’è stata una forte volontà di staccarsi dalla Russia, ma la vendetta non è stata mai presa in considerazione nemmeno nei circoli più nazionalistici della nazione. Calogero: Sembra che ci sia una vasta gamma di opinioni, su un argomento cosi controverso. C’è comunque il consenso su un punto: sarebbe desiderabile che lo sviluppo venisse portato avanti in modo cooperativo tra Nato e Russia. io penso che questo sia lo scopo da raggiungere, e penso che su questo argomento ci sia consenso. Rimane da discutere sul come. (Traduzione di Giuseppe Romeo – Archivio Disarmo)