Una nuova tecnologia basata su biochip è in grado di rivelare la tossicità dei composti chimici e dei farmaci. E di evitare così il ricorso a test su animali nelle industrie chimiche, cosmetiche e farmaceutiche. Lo hanno messo a punto i ricercatori del Rensselaer Polytechnic Institute, dell’Università della California di Berkeley e della compagnia Solidus Biosciences Inc.
I biochip, presentati online sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), sono due: Datachip e Metachip, che combinati indicano la potenziale tossicità dei composti chimici e dei farmaci su vari organi del corpo umano, e se le sostanze lo diventeranno una volta metabolizzate. Il Metachip, presentato già in un precedente studio, mima le reazioni metaboliche del fegato umano, dove composti chimici e farmaci vengono processati. Stabilendo la proporzione degli enzimi su Metachip, gli scienziati potrebbero sviluppare un chip tarato sul singolo individuo (quidi personalizzato) per determinare quanto tossico può risultare un farmaco in differenti persone. La più recente tecnologia è il DataChip, un biochip che comprende più di mille colture di cellule umane. I due strumenti insieme, secondo i ricercatori, potrebbero essere usati per determinare i livelli e le combinazioni di sostanze sicure per ogni singolo paziente.
Ma al di là delle promesse di una medicina personalizzata, i chip rappresentano una valida alternativa all’uso di cavie animali. In genere, infatti, la valutazione della tossicità prevede l’uso di animali. Con il largo numero di composti in produzione nell’industria farmaceutica e la stringente legislazione in tema, è forte la richiesta di un test rapido ed economico. Anche perché attualmente lo screening dettagliato non avviene se non allo stadio finale dello sviluppo di un farmaco, quando già sono stati spesi tempo e denaro. Ma ancor prima dell’industria del farmaco, a trarne vantaggio saranno quelle chimiche e cosmetiche europee, che entro il 2009 dovranno limitare il ricorso ad animali nei test di tossicità. (r.p.)