Biodiversità, un appello per salvare i siti italiani

Molti dei siti naturalistici italiani inclusi nella Rete Natura 2000, che comprende le aree di maggior pregio per la biodiversità tutelate dall’Europa, sono a rischio. La denuncia arriva da un dossier presentato dalla LIPU-BirdLife Italia e dal WWF Italia, che hanno reso nota la situazione di grave degrado (cementificazione, pratiche agricole scorrette, incendi dolosi, pulizia indiscriminata di fiumi e torrenti), che caratterizza il nostro Paese e che compromette la tutela delle aree naturalistiche. Le due associazioni hanno quindi chiesto alla Commissione Europea l’apertura di una procedura d’infrazione per ottenere il pieno rispetto della Direttiva Habitat e una corretta applicazione della Valutazione di Incidenza (una procedura che valuta l’impatto potenzialmente dannoso di un progetto su un sito, finalizzata ad evitare interventi che ne pregiudicano l’integrità).

La Direttiva Habitat, che insieme alla direttiva europea Uccelli stabilisce la Rete Natura, suddivide il territorio dell’Unione Europea in diverse regioni biogeografiche in base alle caratteristiche climatiche, storico-evolutive e topografiche per proteggere gli habitat e le specie di importanza comunitaria. All’interno della Rete Natura si distinguono le ZPS, Zone di Protezione Speciale, dedicate alla conservazione dell’avifauna e le ZSC, Zone Speciali di Conservazione, utili per la protezione di habitat e di specie diverse dagli uccelli (istituite dalla Commissione sulla base di una lista di SIC, Siti di Importanza Comunitaria).

L’indagine, corredata da testimonianze fotografiche, condotta dalla Lipu e dal Wwf, mostra però come in Italia i siti della Rete Natura siano a rischio, con interventi che hanno compromesso la biodiversità delle zone. Recentemente, per esempio, sono stati individuati e denunciati tre gravi episodi di riversamento di idrocarburi e conseguente inquinamento del mare della Piana di Gela, in Sicilia, a causa di società controllate dall’Eni (Enimed e Raffineria Gela) in due episodi, mentre nel terzo caso lo sversamento è attribuito ad ignoti, che stanno minacciando i siti inclusi nella Rete Natura 2000.

“La vicinanza di siti di rete Natura 2000 con aree di particolare sviluppo industriale” dichiara Fulvio Mamone Capria di LIPU-BirdLife Italia, “comporterebbe da parte dell’autorità un costante monitoraggio dei rischi cui vanno incontro queste aree. L’appello della LIPU è che si faccia prevenzione anziché intervenire quando ormai è troppo tardi. Il risanamento di tali aree, oltre che un dovere delle Stato, rappresenta la vera soluzione per l’occupazione, l’innovazione e la valorizzazione. L’Italia ha di fronte una grande sfida, il risanamento ambientale di queste aree, un passaggio fondamentale per dimostrare in Europa che l’Italia è un paese credibile”. 

“L’auspicio è che la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea contribuisca a far prevalere la tutela dell’ambiente e della biodiversità nei casi in cui questi vengano minacciati da interessi speculativi, per un’opera di effettiva e maggiore tutela della risorsa ambiente. Chiediamo alle Regioni italiane di applicare rigorosamente ciò che stabilisce, a tutela della biodiversità, il regolamento attuativo per il nostro Paese della Direttiva Habitat (Dpr 357/97) e al Ministero dell’Ambiente indirizzi severi per la corretta applicazione della Valutazione di Incidenza” concludono infine in una nota congiunta WWF e LIPU.

Riferimenti: LIPU-BirdLife Italia e WWF Italia

Credits immagine: Wwf via Lipu

 

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