Apparizioni spettrali, fuochi d’artificio, giochi di luci. E’ la bioluminescenza, lo spettacolo offerto dai numerosissimi organismi che rischiarano le oscurità abissali oceaniche, accendendosi di verde o di blu per sfuggire ai predatori, per richiamare i partner o per cercare cibo. Una forma di comunicazione molto diffusa tra gli organismi marini.
Le tante vie della bioluminescenza
Nel video che qui vi proponiamo, alcune bizzarre performance catturate dalla telecamera nelle profondità oceaniche: apre la sequenza un verme marino (Tomopteris sp.) seguito da tre diverse meduse (Colobonema sp., Euplokamis sp., Periphylla periphylla). E poi ancora: le particelle luminose rilasciate dalla medusa a pettine Euplokamis, un sifonoforo (Nanomia cara), un pesce drago (Melanostomias bartonbeani ), un gamberetto dei mari profondi che emette una sostanza bioluminescente in acqua (Janicella sp.) e, infine, una medusa a pettine non identificata.
L’invenzione della bioluminescenza, il processo biochimico che genera luce, si è infatti ripetuta più volte nel corso dell’evoluzione e, con modalità differenti, è oggi è nelle facoltà di organismi di specie diverse, dai batteri ai pesci, appartenenti ad oltre 700 generi. Sebbene premiata di recente con un Nobel, la ricerca in questo campo ha però ancora molta strada da fare, come spiega la biologa Edith Widder sulle pagine di Science in un articolo che, accompagnato dal video, fa il punto sulle ultime acquisizioni scientifiche nel campo della bioluminescenza.
Fonte: E.A. Widder at the Ocean Research and Conservation Association in Fort Pierce, Fla., is titled, “Bioluminescence in the Ocean: Origins of Biological, Chemical and Ecological Diversity.”, Science.
Foto: cortesia di Edith Widder
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