E171: una sigla anonima, che cela uno dei più discussi additivi alimentari presenti sul mercato. Parliamo del biossido di titanio, un minerale utilizzato come colorante (sbiancante) in caramelle, gomme da masticare, salse, prodotti a base di carni e formaggi, e anche in alcuni farmaci. Per l’Iarc, si tratta di un possibile cancerogeno, ma solamente in caso di inalazione. Abbastanza, comunque, per convincere la Francia a vietare del tutto il suo utilizzo alimentare a partire dal 2020. Mentre nel resto del mondo continua ad essere usato senza restrizioni di sorta. Chi ha ragione? Difficile a dirsi, ma un nuovo studio dell’Università di Sydney sembra portare acqua al mulino francese. Il consumo di cibo contenente biossido di titanio, si legge nella ricerca pubblicata su Frontiers in Nutrition, avrebbe un effetto deleterio per il microbioma intestinale, e di conseguenza potrebbe scatenare patologie come la sindrome del colon irritabile e il cancro del colon-retto.
Tutta colpa delle nanoparticelle
Gli effetti dannosi del biossido di titanio sono collegati al suo utilizzo sotto forma di nanoparticelle. Corpuscoli così piccoli che il nostro organismo non riesce ad espellerli, con la conseguenza che si accumulano, stimolano l’infiammazione e (si ipotizza) finiscono per causare una lista crescente di malattie, o “nanopatologie”. Tra le principali (per le quali i dati scientifici iniziano a farsi più convincenti), i ricercatori di Sydney citano demenze, malattie autoimmuni, eczemi, asma, autismo e alcuni tumori.
Biossido di titanio nel cibo
A tranquillizzare esperti e istituzioni è il fatto che la formulazione utilizzata a scopo alimentare non dovrebbe contenere nanoparticelle, come capita invece quando è usato in cosmesi, o nella produzione di vernici. Ma diverse ricerche recenti hanno dimostrato che anche nei cibi possono essere presenti questi insidiosi nemici nanoscopici, formati dai processi produttivi e dalla lavorazione del materiale “macroscopico”. E visto che il biossido di titanio è presente in oltre 900 prodotti in vendita nei supermercati australiani, e quindi consumato in quantità elevate quotidianamente da un’ampia fascia della popolazione, i ricercatori di Sydney hanno deciso di vederci più chiaro.
Biofilm: il microbioma diventa pericoloso
Per farlo hanno utilizzato dei topi, concentrando l’attenzione sui cambiamenti che subisce il loro microbioma intestinale quando sono sottoposti a una dieta arricchita con biossido di titanio. E anche se non sono emersi cambiamenti nella composizione di queste colonie di microorganismi, i ricercatori ritengono di aver individuato la prova di un potenziale effetto nocivo. “Quel che abbiamo scoperto è che il biossido di titanio non cambia la composizione del microbioma intestinale, ma altera l’attività dei batteri che lo compongono”, spiega Laurence Macia, coautore della ricerca. “In particolare, ne promuove la crescita sotto forma di biofilm, un aggregazione indesiderata di batteri che è stata collegata allo sviluppo di malattie come il tumore del colon-retto. Per questo motivo, riteniamo che il suo utilizzo nel comparto alimentare andrebbe regolamentato più severamente”.
Riferimenti: Frontiers in Nutrition
Eliminare questo ed altri elementi dannosi alla salute ma positivi per il profitto è questione di sensibilità (della gente, ma soprattutto della politica) alla scienza vera e seria.
Finché certi poteri, es certi governi che si ritirano dai trattati per ridurre l’inquinamento, o sette complottiste e ciarlatani pseudomedici continueranno ad avere piu audience (e voti) degli studi seri dei ricercatori e degli scienziati in genere, sarà dura.
Non si tratta solo di spiegare e far capire ma anche di eliminare l’ignoranza cocciuta, quella che preferisce negare piuttosto che valutare… e ce n’e tanta, la maggior parte del pianeta ne è pervasa.
grazie per aver spiegato con chiarezza una questione che non conoscevo
Buongiorno, sono la responsabile della Comunicazione di Perfetti Van Melle, l’azienda che produce caramelle e chewing gum con marchi noti come Vigorsol, Vivident, Daygum, Golia, Alpenliebe e molti altri.
L’articolo sul biossido di titanio cita, fra i prodotti in cui è contenuto questo additivo, chewing gum e caramelle e mette come imagine in evidenza proprio confetti di chewing gum.
Vorremmo segnalare che tutti i chewing gum e tutte le caramelle prodotte e commercializzate da Perfetti Van Melle non contengono E171, .
Perfetti Van Melle ha deciso infatti di attuare un programma per eliminare gradualmente i coloranti artificiali dai propri prodotti, iniziando nel 2014 proprio dalla rimozione del Biossido di Titanio.
Quindi i chewing gum più noti e conosciuti dai consumatori italiani come Vigorsol, Vivident, Daygum, Brooklyn, Mentos, Happydent, e le caramelle Mentos, Golia, Frisk e in generale tutti i prodotti di Perfetti Van Melle NON contengono Biossido di Titanio.
Perfetti Van Melle si è dedicata ad grande sforzo organizzativo e produttivo per riformulare tutta la gamma senza aggiungere alcun colorante in sostituzione dell’E171, dimostrando nei fatti l’impegno a garantire come sempre prodotti di alta qualità e con la massima sicurezza alimentare per i nostri consumatori.
Cordiali saluti
Ho letto il documento della confindustria sull’argomento e trovo anch’io strano che non ci siano morie di lavoratori nel comparto delle polveri di biossido di titanio, come è successo in passato su altre produzioni minerarie, se fosse così pericoloso come dicono i primi ad ammalarsi sarebbero i lavoratori del comparto indubbiamente…. mi domando se qualche multinazionale francese non abbia nel cassetto un sostituito del titanio e ne traessero profitto dalla messa al bando del prodotto.
Il fatto che non ci siano morie ci rallegra ma non significa che non ci siano effetti sulla salute. Qui si parla comunque di consumo alimentare, non di altro tipo di esposizione alla sostanza, nei topi. Non è una verità definitiva ma un indizio che suggerisce che può valer la pena continuare a indagare.