In tutto l’arco alpino le foreste italiane sono minacciate dal bostrico tipografo (Ips typographus), un insetto che si sta diffondendo a vista d’occhio. Tra le dieci specie di insetti responsabili dei maggiori danni alle foreste europee, il bostrico attacca soprattutto piante di abete rosso. Le femmine scavano nella corteccia gallerie di circa dieci centimetri per deporre le uova e, a loro volta, le larve scavano gallerie di circa cinque centimetri per nutrirsi. Questo processo porta inevitabilmente e in poche settimane alla morte della pianta. Un’emergenza la cui causa principale è facilmente ipotizzabile: il cambiamento climatico, che rende gli alberi deboli e vulnerabili.
Il bostrico tipografo attacca solo piante deboli
In condizioni normali, il bostrico tipografo è infatti in un equilibrio con l’ambiente e attacca solo piante deboli, molto mature e di dimensioni medio-grandi, perché ha bisogno di spazio per le gallerie. Inoltre, grazie ai chemiorecettori presenti sulle sue antenne riconosce in mezzo a una foresta la pianta che risponde alle sue esigenze, tramite le sostanze volatili che essa rilascia. Può quindi distinguere una specie dall’altra, ma anche una pianta sana da una indebolita.
Oggi però le prolungate siccità e fenomeni estremi come la tempesta Vaia, che ha colpito il Triveneto nel 2018, hanno indebolito gli alberi e creano terreno fertile per il bostrico. La situazione è di vera e propria emergenza fitosanitaria: a quattro anni da Vaia e con annate sempre più calde e secche – le temperature elevate facilitano anche lo sviluppo del bostrico – l’insetto si è diffuso prima sulle piante schiantate dal vento e poi su quelle in piedi, provocando enormi macchie di vegetazione secca visibili sui versanti delle montagne. Intervenire non è facile, perché la massiccia diffusione dell’infestazione rende impossibili efficaci strategie di contrasto e l’unica cosa da fare è il monitoraggio costante con trappole a feromoni.
Ingannare l’insetto “mascherando” gli abeti rossi
Esiste però una tecnica, detta push and pull, che consente di ingannare l’insetto ricoprendo le cortecce degli abeti rossi con sostanze di altre piante: in questo modo il bostrico non li riconosce più come potenziali ospiti. La parte push consiste nell’estrarre le sostanze chimiche da cortecce di betulla, pioppo, salice o altre piante non ospiti e disporle tramite erogatori sul tronco degli abeti rossi. Contemporaneamente c’è la parte pull: a una trentina di metri dal bosco si collocano delle trappole con sostanze attrattive, che fanno cadere l’insetto al loro interno.
L’effetto è duplice: evitare o ridurre la colonizzazione degli alberi e abbattere parte della popolazione nelle trappole. Purtroppo questa strategia non è applicabile su tutti i boschi perché è costosa e richiede molta manodopera. Tuttavia è un buon sistema contenitivo di emergenza, applicato in Italia nel 2020 e nel 2021 con risultati incoraggianti nel prevenire e limitare i danni.
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