Capire quando una persona mente esaminando la risposta fisiologica del suo corpo, come avviene – in maniera piuttosto naif – con la cosiddetta macchina della verità. Gli scienziati dell’Università di Milano-Bicocca, infatti, hanno individuato le basi neurali delle bugie: la ricerca, pubblicata sulla rivista Plos One, ha spiegato come specifiche aree cerebrali si attivano quando si mente e come sia possibile visualizzarle grazie a tecniche di imaging neurale. Si tratta della regione frontale e pre-frontale dell’emisfero sinistro e della corteccia cingolata anteriore. Il cervello produce una risposta bioelettrica inconfondibile chiamata N400, che riflette il tentativo di eliminare le informazioni riconosciute come vere.
Lo studio ha analizzato 25 studenti universitari, 12 maschi e 13 femmine, ai quali sono state sottoposte 296 domande bilanciate per argomento e tipo di informazione. Le domande comprendevano anche fatti, dati e comportamenti personali riguardanti ciascun partecipante. Per ogni risposta è stata precedentemente data istruzione di mentire o dire la verità, utilizzando poi un paradigma innovativo che simula la condizione di stress di un interrogatorio con domande delicate oppure imbarazzanti. I partecipanti dovevano indossare delle speciali cuffie con 128 rivelatori che registravano l’attività elettrica del cervello.
“Rispetto alla macchina della verità che si basa sulla misurazione di aspetti fisiologici come sudore e battito cardiaco per individuare chi mente”, aggiunge Proverbio, “il metodo basato sulla registrazione dell’attività elettromagnetica misura anche l’effetto cerebrale delle emozioni provate durante l’interrogatorio. L’attività mentale, misurata attraverso le variazioni elettriche delle risposte cerebrali è un indicatore molto più affidabile di quella solo periferica”.
Una tecnica simile, chiamata “brain fingerprinting“, è stata utilizzata negli Stati Uniti dallo studioso Lawrence Farwell in due processi per omicidio e ha portato a modificare le sentenze, aiutando a individuare il vero colpevole nel primo caso e a scagionare il presunto nel secondo. Nello studio è emerso anche che, mentre è sempre possibile individuare i bugiardi per via della N400, chi prova ansia per domande stressanti o viene accusato ingiustamente evidenzia una reazione emotiva simile ai mentitori (il che ingannerebbe la macchina della verità). Questo mette in guardia da un utilizzo sprovveduto di indicatori fisiologici non cerebrali.
Credits immagine: michelverburg/Flickr
Riferimenti: Alice Mado Proverbio, Maria Elide Vanutelli, Roberta Adorni. Can You Catch a Liar? How Negative Emotions Affect Brain Responses when Lying or Telling the Truth, PLoS ONE doi: 10.1371/journal.pone.0059383
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