La metformina è farmaco utilizzato comunemente nel trattamento del diabete, che sembrerebbe nascondere però anche inaspettate proprietà antitumorali. Studi epidemiologici svolti su pazienti diabetici in trattamento con questa sostanza hanno dimostrato infatti che presentavano una prognosi molto migliore di quella di pazienti non diabetici, o in cura con altri medicinali. Uno studio pubblicato sulla rivista Oncotarget da un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano, e dell’Università di Genova, getta oggi nuova luce sulle proprietà anti-cancro della metformina, svelando un possibile meccanismo molecolare alla base della sua efficacia.
Nello studio sono state utilizzate come modello sperimentale colture di cellule staminali di glioblastoma (uno dei tumori umani più aggressivi) e cellule staminali normali, dimostrando che il trattamento con metformina induce effetti antiproliferativi solo nelle cellule staminali tumorali (la sottopopolazione tumorale che viene attualmente considerata il vero bersaglio farmacologico per evitare diffusione metastatica e recidive dei tumori), mentre le cellule staminali normali non risultano sensibili al farmaco.
I ricercatori hanno dimostrato che la selettività dell’azione della metformina nel bloccare la proliferazione delle cellule staminali tumorali dipende dall’inibizione della attività di una proteina che forma un canale del cloro denominata Clic1 (chloride intracellular channel 1).Questa proteina è presente ed attiva a livello della membrana nelle cellule staminali tumorali, nelle fasi iniziali della duplicazione cellulare – e qui interagisce con il farmaco – mentre nelle cellule staminali normali è prevalentemente localizzata nel citoplasma, dove si trova in forma inattiva ed inaccessibile alla metformina.
I ricercatori hanno anche dimostrato che quanto più il canale è attivo, tanto più significativa l’inibizione di Clic1 da parte della metformina, e tanto più efficace risulta l’azione antiproliferativa del farmaco. Un altro aspetto relativo all’uso della metformina sul quale si sono soffermati ricercatori è quello riguardante le dosi del farmaco, la soglia quantitativa minima per assicurarne l’efficacia.
Precedenti studi condotti in vitro sembravano infatti indicare la necessità di raggiungere dosi molto elevate, difficilmente somministrabili in vivo. Ora, dimostrata la correlazione diretta tra attivismo del canale e efficacia del farmaco, lo studio apre a nuove possibilità anche su questo versante: sollecitando l’attività del canale ionico e prolungando i tempi di esposizione al farmaco si determina infatti una significativa inibizione di Clic1 e quindi della proliferazione delle cellule staminali tumorali anche a concentrazioni di metformina sensibilmente minori e farmacologicamente raggiungibili in vivo.
“La ricerca sulle proprietà antitumorali della metformina deve naturalmente continuare – hanno commentato Michele Mazzanti e Tullio Florio, principali autori dello studio – e trials clinici sono attualmente in corso, ma siamo convinti che la scoperta del meccanismo molecolare che sta alla base della selettività antiproliferativa della metformina possa rappresentare un supporto allo sviluppo e al possibile utilizzo, in futuro, di questa molecola per la terapia dei tumori”.
Riferimenti: Metformin repositioning as antitumoral agent: selective antiproliferative effects in human glioblastoma stem cells, via inhibition of CLIC1-mediated ion current; Gritti M, Würth R, Angelini M, Barbieri F, Peretti M, Pizzi E, Pattarozzi A, Carra E, Sirito R, Daga A, Curmi PM, Mazzanti M, Florio T.; Oncotarget Online ISSN: 1949-2553
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