Per scoprire se sotto il vestito nascondiamo un esplosivo, la sicurezza degli aeroporti europei dovrà fare a meno dei raggi X. La scorsa settimana, infatti, l’Ue ha messo al bando i body scanner che emettono radiazioni ionizzanti (che spezzano, cioè, il legame che tiene uniti elettroni e nuclei in un atomo).
La risoluzione avrà delle ripercussioni anche per l’Italia: niente più full body scanner a raggi X per Malpensa, Linate, Fiumicino e Venezia, come era stato deciso dall’ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, all’inizio del 2010. Poco prima di quella data, esattamente il giorno di Natale del 2009, un terrorista aveva tentato di far esplodere un volo tra Amsterdam e Detroit. L’esplosivo plastico era nascosto nella biancheria intima. Da quel momento, due tipi di body scanner sono stati impiegati in via sperimentale in molti aeroporti europei: il backscatter X-Ray si basa sulla riflessione di raggi X ad alta energia, che per la maggior parte si fermano ai vestiti, restituendo una silhouette nuda (quelli a bassa energia, invece, penetrano la pelle e sono usati nelle applicazioni mediche); in alternativa esiste lo scanner millimeter-wave, che frutta le radiazioni emesse dal corpo e si basa sulla riflessione di onde radio ad altissima frequenza, non ionizzanti (vedi Galileo, Bodyscanner, quanti ma…“).
Fin da subito erano stati sollevati dei dubbi sulla sicurezza per la salute delle tecnologie che impiegano raggi X e ora l’Ue fissa gli standard che questi sistemi di sicurezza devono rispettare, tagliando la testa al toro sulla questione delle radiazioni. Il motivo si sottintende in fondo al comunicato rilasciato dalla Commissione europea: “ Per non compromettere la salute e la sicurezza dei cittadini”. Il rischio legato a questi scanner è quello di tumore, dal momento che i raggi X possono causare danni al dna.
La quantità di radiazioni emessa da questi dispositivi è estremamente bassa – pari a una piccolissima percentuale di quella a cui si è esposti durante un viaggio aereo di lunga durata, secondo l’ American College of Radiology. Le evidenze scientifiche, però, indicano che anche bassi livelli di radiazioni possono aumentare il rischio di cancro. Morale: visto che il numero delle persone che prendono un aereo è ormai enorme, il rischio è stato considerato inaccettabile. Sembrerebbe, infatti, che alcuni passeggeri (da 6 a 100) di linee americane abbiano sviluppato il tumore a causa di queste macchine.
Lo riporta un’indagine di ProPublica/PBS NewsHour, che racconta anche il modo in cui gli Stati Uniti avevano deciso di impiegare i body scanner a raggi X dopo l’11 settembre 2001. A dire l’ultima parola non era stata la Food and Drug Administration (Fda) – l’organo che regola negli Usa i farmaci e gli apparecchi medicali – ma la Transportation Security Administration (Tsa), l’agenzia istituita proprio dopo l’attacco terroristico e responsabile della sicurezza dei trasporti.
“Gli esseri umani non dovrebbero essere esposti a raggi X a meno che non via sia un beneficio medico”, dichiarava inizialmente la Fda. Non tutti gli scienziati sono d’’accordo e alcuni ritengono che la stima del rischio sia esagerata. Ma si tratta di mettere in pratica il principio di precauzione. Ecco cosa aveva concluso la National Academy of Sciences dopo una revisione degli studi effettuati in questo campo fino al 2006: “ Non ci sono prove che un livello di radiazioni comporti un rischio di tumore pari a zero”.
“Testiamo in modo rigoroso le nostre tecnologie per assicurare gli standard di sicurezza negli aeroporti”, ha detto Mike McCarthy, portavoce della Tsa, la cui dichiarazione è stata riportata anche da Nature: “ Dal gennaio del 2010, abbiamo individuato più di 300 oggetti pericolosi o illegali addosso ai passeggeri che transitavano per gli Stati Uniti”.
La Tsa non ha commentato la decisione europea e programma di aumentare il numero di scanner; al momento negli Usa sono utilizzati circa 250 strumenti a raggi X e 264 a onde radio. Entro 3 anni, il numero complessivo salirà a 1.800.
Via: Wired.it
Credits immagine: Undejj/Brijot Imaging Systems, Inc./Creative Commons/Wikipedia