La Brexit costerà cara ai cittadini britannici, non solo in termini economici, ma anche di salute. Secondo una ricerca appena pubblicata sulle pagine di Bmj Open, infatti, l’imminente uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, prevista per il prossimo venerdì 29 marzo 2019, potrebbe portare a migliaia di decessi in più per malattie cardiache e ictus. Il motivo? L’aumento dei prezzi degli alimenti importati, come frutta e verdura.
La Brexit e rischi per la salute
“Il Regno Unito è fortemente dipendente dalle importazioni di frutta e verdura, nel 2017 pari, rispettivamente, all’84% e al 48% dei consumi, e i loro costi aumenteranno significativamente dopo la Brexit”, hanno ricordato i ricercatori. Cosa succederà con la Brexit alle importazioni di frutta e verdura? Come cambieranno i prezzi? Che impatto avrà questo sui consumi alimentari e sulla salute dei cittadini britannici?
Per rispondere a queste domande, i ricercatori dell’Imperial College di Londra si sono serviti del modello di politica alimentare Impact, che combina un’ampia gamma di dati sul consumo alimentare, economici e sanitari, riuscendo così a stimare gli eventuali impatti di quattro diversi scenari per la Brexit. Le quattro ipotesi sono: un accordo di libero scambio con l’Ue e metà delle nazioni fuori dall’Europa che hanno accordi commerciali con l’Ue; un accordo di libero scambio solo con l’Ue; una no-deal Brexit, ovvero senza accordi preferenziali con nessun paese e la necessità di sottostare alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) con dazi e controlli in entrata e uscita; e, infine, un “regime commerciale liberalizzato” in base al quale il Regno Unito opera secondo le regole dell’Omc, ma non ha alcuna tariffa imposta sulle importazioni di frutta e verdura.
L’aumento di prezzo per frutta e verdura
I calcoli del modello hanno dimostrato che lo scenario della Brexit no-deal, ovvero senza alcun accordo, porterebbe a un maggiore aumento dei costi, rispetto agli altri scenari: per esempio, il prezzo delle banane aumenterebbe di quasi il 17%, di oltre il 14% quello degli agrumi e di quasi il 15% quello dei pomodori. Inoltre, secondo i risultati dello studio, il consumo di frutta e verdura da parte dei cittadini britannici si ridurrebbe ulteriormente in ciascuno degli scenari. Ma, anche in questo caso, lo scenario più catastrofico sarebbe quello della Brexit no-deal, con una diminuzione dell’11,4% per la frutta e di circa il 9% per la verdura.
Malattie cardiache e ictus
Come precisano i ricercatori, oggi il consumo di frutta e verdura è già al di sotto dei livelli raccomandati per oltre la metà della popolazione britannica. E una ulteriore diminuzione dell’assunzione di questi alimenti potrebbe aumentare il numero di decessi associati sia alle malattie cardiache sia all’ictus. I calcoli mostrano che lo scenario no-deal, infatti, sarebbe il più dannoso e causerebbe un aumento di 12.400 morti tra il 2021 e il 2030.
Quest’ultima ricerca, quindi, conferma le stime di precedenti analisi che evidenziano i rischi associati a un aumento dei prezzi dopo la Brexit. “Il governo britannico – concludono i ricercatori – dovrebbe considerare attentamente le implicazioni della Brexit sulla salute della popolazione durante i prossimi negoziati, e in particolare i cambiamenti sfavorevoli al sistema alimentare”.
Riferimenti: Bmj Open