Caccia al gene

Che la dislessia, il disturbo della lettura che colpisce molti bambini in età scolare, abbia origini genetiche è noto da tempo. Gli studi sui gemelli non lasciano dubbi. Tra i dizigoti c’è infatti il 38 per cento di probabilità che la malattia possa colpire i fratelli di un dislessico, mentre tra i monozigoti le probabilità salgono al 68 per cento. Ma quali sono i geni coinvolti e come agiscono? Uno studio finlandese pubblicato sul Journal of Medical Genetics lo scorso novembre aveva concentrato l’attenzione sul cromosoma 15, suggerendo il coinvolgimento del gene DYX1C1. Però studi successivi non sono riusciti a confermare questi risultati. Due gruppi inglesi sono invece arrivati indipendentemente a puntare il dito sul cromosoma 6. Si tratta dei lavori condotti in parallelo dai genetisti della Cardiff University del Galles, che sul numero di febbraio dell’American Journal of Human Genetics individuano nel KIAA0319 il gene responsabile della dislessia, e dal Wellcome Trust Centre for Human Genetics di Oxford. Ne abbiamo parlato con Silvia Paracchini, ricercatrice del gruppo di Oxford.I ricercatori della Cardiff sono convinti di aver finalmente trovato “il colpevole”. Siete anche voi d’accordo con il loro risultato?“Poco tempo fa (American Journal of Human Genetics, dicembre 2004. Ndr) avevamo dimostrato che una regione di 77 chilobasi (unità di misura della quantità di informazione nel Dna. Ndr) nel cromosoma 6 era associata con la comparsa della dislessia in campioni di famiglie degli Stati Uniti e del Regno Unito. In quell’occasione avevamo proposto una rosa di tre probabili candidati tra cui il KIAA0319, un gene non ancora caratterizzato che effettivamente anche a noi oggi sembra essere il più significativo. Bisogna dire però che ancora la certezza assoluta non si ha. Sono gli stessi ricercatori della Cardiff ad ammetterlo, quando, in conclusione dell’articolo, dicono che nonostante la comprovata evidenza che varianti del gene in questione siano responsabili della dislessia, ancora non si conoscono esattamente quali siano e come agiscano. Speriamo di poter dare presto una risposta a queste domande grazie agli studi funzionali che stiamo conducendo in laboratorio sul gene KIAA0319. Risultati che ci auguriamo di poter pubblicare tra pochi mesi”. Come si è arrivati al cromosoma 6 e al gene imputato?“Siamo partiti dall’analisi del Dna in un campione iniziale di 224 ragazzi per poi arrivare a oltre 1000 individui provenienti da famiglie con almeno un caso di dislessia e con un quoziente di intelligenza tale da escludere la presenza di altri disturbi correlati. Abbiamo confrontato poi i dati biologici ottenuti grazie all’impiego di marcatori genetici con i risultati dei test di lettura e scrittura a cui abbiamo sottoposto il campione. L’aver individuato bambini con la stessa versione del marcatore in questione e con un analogo punteggio ai test ci ha permesso di concentrare i nostri sforzi su alcuni possibili geni”. Tra cui il KIAA0319…“Inizialmente avevamo valutato anche altri due geni sempre nella regione del cromosoma 6, il TTRAP e il THEM2. Però KIAA0319 è senza dubbio il più interessante. Quest’ultimo infatti è espresso nel cervello e nelle fasi di sviluppo embrionale, mentre gli altri due sono espressi in tutti i tessuti. Per la prima volta negli studi sulla dislessia e, più in generale, sulle malattie multifattoriali (risultato dell’interazione di diversi fattori genetici e ambientali), si è arrivati a individuare, in una regione così ristretta di Dna uno degli elementi all’origine delle disfunzioni che causano la patologia, e, questione ancor più importante, a replicare la stessa associazione in campioni indipendenti”.Cosa sappiamo di questo gene e cosa rimane ancora da scoprire?“Il nostro laboratorio sta procedendo alla raccolta di tutti i dati disponibili nelle banche dati più aggiornate, sequenze, omologie ed espressioni della proteina nei vari tessuti per capire come funziona e dove agisce il gene. Per ora sappiamo che KIAA0319 esprime una proteina che contiene dei domini PKD, omologhi a quelli di un gene responsabile della Polycystic Kidney disease (malattia renale policistica. Ndr). Questi domini sono solitamente implicati nei meccanismi di adesione cellulare. Non a caso la proteina contiene anche un dominio che le permette di attaccarsi alla membrana cellulare, per esporre al di fuori della cellula i domini PKD. Il gene potrebbe per esempio essere coinvolto in meccanismi di adesione cellulare e nel controllo dei processi di migrazione e di passaggio di informazioni. Altre notizie ci verranno date dal completamento degli studi funzionali che stiamo svolgendo”.Quante sono le persone affette da dislessia?“E’ difficile dare una risposta valida universalmente, perché esistono diversi criteri diagnostici e anche perché la malattia si manifesta in alcuni paesi con percentuale maggiore che in altri. Ciò non dipende da alcun fattore genetico, ma più semplicemente dalla struttura della lingua. In Italia per esempio si registra un’incidenza minore rispetto ai paesi anglosassoni perché l’italiano è una lingua ‘quasi transparent’, a ogni segno corrisponde un solo suono. L’inglese invece possiede suoni diversi per lo stesso segno, il che aumenta indubbiamente le difficoltà di lettura. Mediamente si calcola che circa l’8 per cento dei bambini in età scolare sia affetto da dislessia, mentre in Italia se ne registrano solo la metà”.

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