A sentire le dieci associazioni animaliste che hanno firmato un comunicato stampa congiunto, la recente sentenza (15 giugno) della Corte Costituzionale che boccia le leggi regionali sulla caccia di Toscana e Lombardia è molto più che una questione locale.
La Consulta ha infatti dichiarato illegittime le due normative perché in contrasto con la legge europea. E questo potrebbe avere ripercussioni sull’intera politica venatoria del nostro paese. O almeno così sperano WWF, Amici della terra, Animalisti Italiani, ENPA, Fare Verde, LAC, LAV, Legambiente, Lipu e Vas. Perché, se è vero che la Corte si è pronunciata su un aspetto specifico dei provvedimenti regionali, come l’utilizzo dei richiami vivi, si coglie tra le righe un rimprovero generalizzato a quelle amministrazioni che con troppa disinvoltura ricorrono allo strumento delle deroghe. Prassi che ha già provocato molti provvedimenti disciplinari da parte di Bruxelles.
La legge comunitaria sulla protezione dell’avifauna (Direttiva “uccelli”, 147 del 2009) concede agli Stati membri la possibilità di aggirare alcune restrizioni, tra cui anche il divieto di catturare uccelli vivi per usarli come esche per altri animali, solo nel caso in cui non vi “siano altre soluzioni soddisfacenti”. La deroga è quindi legittima in presenza di una serie di condizioni, elencate dettagliatamente nella normativa comunitaria all’articolo 9, che la Corte Costituzionale ha faticato a trovare nei casi di Toscana e Lombardia. Non ha potuto infatti prendere per buona la perentoria affermazione dell’articolo 2 della legge toscana: “Non esiste al momento altra condizione soddisfacente se non quella del metodo delle catture [di uccelli da usare come esche Ndr]”. Né ha potuto sorvolare sulle mancanze della legge lombarda, che non fa affatto cenno ai presupposti richiesti dalla direttiva. Inoltre l’articolo 9 invita gli Stati membri a nominare un’autorità scientifica che abbia il compito di valutare le condizioni per la deroga e individuare “quali mezzi, impianti o metodi possano essere utilizzati, entro quali limiti e da quali persone”. In Italia questo ruolo è svolto dall’ISPRA. Ma sia in Toscana che in Lombardia il parere negativo dell’Istituto è rimasto inascoltato.
La sentenza della Corte Costituzionale dovrebbe servire a ristabilire le competenze e frenare la corsa verso le scappatoie, evitando per il futuro di subire altre procedure di infrazione. “La Corte, accogliendo il ricorso del Governo su forte segnalazione delle associazioni, ha ribadito gli obblighi comunitari in fatto di deroghe, che sono uno strumento eccezionale il cui utilizzo – afferma la Corte – va ridotto allo stretto necessario, e della necessità di garantire standard minimi e uniformi di tutela della fauna e di disporre di parere favorevole dell’autorità scientifica, vale a dire l’Ispra”, sostengono le dieci associazioni. Ma le ultime notizie non fanno ben sperare: la Liguria ha già infatti varato un calendario venatorio che rischia di venire sanzionato a chiusura della prossima stagione di caccia, quando oramai il danno sarà fatto. Il provvedimento ligure, che permette la caccia alla minilepre nonostante il parere contrario dell’Ispra, ha spinto i senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca a depositare un’interrogazione parlamentare.