(Ifom) – Creare un ponte tra la ricerca d’avanguardia occidentale e la medicina tradizionale cinese con un comune obiettivo: individuare percorsi di ricerca integrati per studiare meglio il meccanismo di azione di composti che diano risultati tangibili su patologie tumorali e legate all’invecchiamento.
Con questo approccio trasversale e sinora inedito nel panorama scientifico si è siglato a Milano un accordo tra IFOM, l’istituto FIRC di Oncologia Molecolare specializzato in ricerca ad alta tecnologia sul cancro, e l’IMM (Institute of Materia Medica), primario istituto di Pechino fondato nel 1958 e rapidamente affermatosi per una ricerca traslazionale basata sullo studio specifico di molecole derivanti dai composti utilizzati nella medicina tradizionale cinese.
Due storie diverse, due approcci diversi – un background fortemente biologico quello che caratterizza IFOM e uno più traslazionale quello di IMM – ma uniti da profondi stima e rispetto reciproci, da un’expertise parallela nella ricerca farmacologica rigorosamente no profit, da una forte sintonia sugli obiettivi di lavoro e soprattutto dalla certezza che questo approccio combinato si dimostrerà vincente nell’individuazione di soluzioni terapeutiche strategiche per affrontare patologie che saranno sempre più diffuse con l’inesorabile trend d’invecchiamento della popolazione.
“L’obiettivo – illustra Marco Foiani, Direttore Scientifico di IFOM – è di creare un programma scientifico comune che si basi sulla combinazione ed integrazione tra l’approccio chemioterapico e i composti naturali provenienti dalla medicina tradizionale cinese, di cui IMM è l’esponente di spicco. Si tratta di un patrimonio conoscitivo e terapeutico millenario e vastissimo e l’effetto dei composti naturali è reale, ma i loro meccanismi d’azione e i target su cui agiscono sono ancora poco noti. Studiare con metodo sistematico la loro interazione con i meccanismi molecolari che da decenni studiamo in IFOM e promuoverne l’efficacia per patologie complesse come il cancro e le patologie neurodegenerative è la sfida che ci prepariamo ad affrontare insieme”.
“La cooperazione avviata ieri – aggiunge Jian-Dong Jiang, direttore dell’IMM, Chinese Academy of Medical Sciences – costituisce un modello esemplare: abbinare risorse tecnologiche e competenze e soprattutto operare una sinergia tra logiche occidentali e orientali nell’ottica di uno stimolo reciproco. Queste possono essere le premesse vincenti per individuare i meccanismi di crescita dei tumori e per individuare efficacemente le giuste terapie”.
La track history è di fatto già solida: basti pensare che degli oltre 1500 farmaci sviluppati nel mondo negli ultimi 40 anni più del 50% deriva da composti naturali. Un esempio su tutti emerge proprio dai laboratori di IMM: la scoperta del ruolo delll’artemisina per curare la malaria, che ha valso alla professoressa Youyou Tu di IMM il Nobel nel 2015, proprio nello stesso anno in cui venne conferito al professor Tomas Lindahl, Presidente del comitato scientifico di IFOM, per i suoi studi sui meccanismi di riparazione del DNA, altamente coinvolti nello sviluppo dei tumori e nei processi di invecchiamento.
Una collaborazione che vedeva già a Stoccolma nel 2015 la miccia, e che si concretizza oggi, sotto l’egida del Consolato della Repubblica Cinese di Milano “abbiamo prestato particolare attenzione a sostegno della cooperazione tra IMM e IFOM – ha dichiarato il Console Guan Haibo nella cerimona della firma – e riteniamo che il ponte tra la medicina cinese tradizionale e la medicina occidentale alla base dell’accordo sarà sicuramente di stimolo per un promettente processo di internazionalizzazione e modernizzazione. Auspichiamo che la cooperazione tra le due istituzioni possa produrre risultati che abbiano un impatto positivo sulla salute umana.” Per la salute umana, così come per la circolazione dei cervelli: l’accordo siglato, su cui gli scienziati dei due istituti sono già da oggi attivi in un think tank per scambiarsi idee e concepire nuovi progetti, prevederà anche programmi di scambio reciproco e continuativo di studenti e ricercatori, e quindi di competenze e conoscenze non solo sul piano scientifico, ma anche formativo e culturale.