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Cane e padrone, la comprensione è nello sguardo

di
Francesco Toti

Uno sguardo occhi negli occhi e l’attenzione del cane è tutta per il suo padrone. Non è dunque solo il richiamo verbale quello che permette agli animali di interpretare le intenzioni del loro interlocutore, anzi. Uno studio condotto da József Topál e dai colleghi dell’Hungarian Academy of Sciences, pubblicato su Current Biology, mostra che i cani, almeno quanto i bambini, sono più ricettivi quando la comunicazione è introdotta da una richiesta di attenzione, come uno sguardo negli occhi, che dimostri la chiara volontà di trasmettere un messaggio.

Per comprendere la reazioni dei cani a diversi tipi di stimoli, i ricercatori ungheresi si sono serviti di due vasi di plastica identici e di un sensore progettato per seguire i movimenti oculari degli animali, in modo da capire su quale dei vasi si posasse, di volta in volta, il loro sguardo. Un addestratore doveva portare l’attenzione su uno dei due vasi, semplicemente guardandolo. Prima però doveva richiamare l’attenzione del quadrupede, e per farlo poteva fissarlo negli occhi e interpellarlo ad alta voce, o parlargli soltanto, sussurrando ed evitando accuratamente il contatto visivo. I risultati hanno mostrato che nel primo caso gli animali risultavano più attenti e si concentravano più spesso sul vaso guardato dall’addestratore.

“Sempre più prove supportano l’idea che gli umani e i cani abbiano in comune alcune abilità sociali”, commenta Topál, “il funzionamento cognitivo-sociale dei cani assomiglia per molti versi a quello di un bambino dai sei mesi ai due anni”.

Riferimento: Current Biology 10.1016/j.cub.2011.12.018

Credit Immagine a Nick J Webb via Flickr

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