Utilizzare un componente non psicoattivo derivato dalla marijuana, il cannabidiolo, per combattere la nausea nei pazienti in trattamento con chemioterapia. Un’idea che sembra piuttosto promettente: stando a uno studio appena pubblicato sulla rivista eNeuro a firma di un’équipe di scienziati della University of Guelph, in Canada, infatti, i trattamenti a base di cannabidiolo sono efficaci nel trattare la nausea da chemioterapici, almeno nei ratti.
I ricercatori, in particolare, si sono concentrati sull’aumento dei livelli di serotonina nella corteccia enterocettiva insulare (Iic), la regione cerebrale responsabile del senso di nausea negli esseri umani, dopo la somministrazione di cloruro di litio, un composto chimico che provoca il vomito. Il cannabidiolo si è rivelato efficace, nei topi, nel prevenire l’aumento di serotonina e il conseguente senso di nausea. C’è di più: gli autori del lavoro, coordinati da Linda Parker, hanno somministrato ai topi un trattamento farmacologico che aumenta i livelli di un cannabinoide endogeno (ossia sintetizzato all’interno delle cellule neuronali), il 2-AG, e che si è rivelato altrettanto efficace nel prevenire l’aumento di serotonina.
La scoperta, dicono gli autori del lavoro, spiana la strada a trattamenti basati sul cannabidiolo per la prevenzione della nausea, da valutare in studi clinici a venire.
Riferimenti: eNeuro doi:10.1523/ENEURO.0256-18.2018