Paolo Casalegno,
Filosofia del linguaggio
Nuova Italia Scientifica, Roma 1997,
pp. 406, Lit. 52.000.
Che cosa vuol dire comprendere un enunciato? Su quale nozione dobbiamo concentrarci per spiegare questa peculiare, e distintiva, capacità della nostra specie? La risposta, come appare subito chiaro, può emergere solo nell’ambito di una teoria generale del linguaggio, teoria entro la quale vengano descritti non solo i funzionamenti delle lingue naturali, ma anche e soprattutto i principi che regolano questi funzionamenti. A partire da Wittgenstein, per quanto solidi presupposti fossero già stati forniti da Frege, si è venuta sviluppando una teoria del significato che identifica la comprensione del significato stesso con la conoscenza delle condizioni di verità. Il significato di un enunciato, allora, va identificato con le condizioni nelle quali quell’enunciato sarebbe vero.
Paolo Casalegno parte nella sua ricostruzione e introduzione proprio da Frege e Wittgenstein e mostra, sempre sul doppio piano dell’analisi ricostruttiva e dell’introduzione tematica, in che modo questa idea si sia sviluppata e raffinata nelle ricerche filosofiche e linguistiche della seconda metà di questo secolo. Il compito è svolto in modo davvero sapiente: Casalegno riesce a essere rigorosamente ineccepibile e descrittivamente chiaro, riesce a introdurre il neofita e ad affascinare l’esperto, ponendolo di fronte a esempi che stimolano ulteriori riflessioni.
L’autore, però, non si ferma alle origini e ai primi sviluppi della nozione di comprensione del significato, ma affronta gli esiti più tecnici e sofisticati cui essa è andata incontro. Vengono così esposti i risultati della semantica modellistica e della grammatica di Montague così come della semantica modale, per quanto riguarda gli sviluppi di taglio logico, nonché le teorie di Chomsky e Fodor, nel campo dei percorsi cognitivi e psicologistici.
Così, per quanto il libro si proponga come manuale universitario per le cattedre di filosofia del linguaggio, al tempo stesso si rivela un eccellente strumento per coloro che, anche se già abituati alla filosofia, e magari anche a quella del linguaggio, vogliano comunque confrontarsi con nuove aree o nuovi punti di vista. Il piano metodologico di Casalegno, infatti, è chiaramente riconducibile all’approccio analitico, dove il rigore dei metodi si concretizza in un po’ di formalizzazione e dove gli argomenti sono esposti in modo esplicito. Un metodo per affrontare questo tipo di problemi che si sta diffondendo nel nostro paese e che, visti questi risultati, non può che essere favorevolmente salutato.