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Caral, la culla della civiltà andina

di
Paola Coppola

Caral, il sito archeologico peruviano scoperto nel 1905, sarebbe uno dei centri urbani più antichi della civiltà andina. A distanza di quasi un secolo, la datazione basata sul carbonio 14 mostra che le immense strutture di pietra della città furono costruite tra il 2600 e il 2000 avanti Cristo. Sono questi i risultati dello studio condotto da Jonathan Haas, del Field Museum di Chicago, Winifred Creamer della Northern Illinois University e Ruth Shady Solis dell’Universidad Nacional Mayor de San Marcos (Lima) che verrà pubblicato domani su Science. “Questa scoperta ci fa riscrivere la storia dello sviluppo delle civiltà andine”, spiega Haas: smentirebbe infatti la teoria secondo cui le città costiere nacquero prima di quelle dell’interno, di gran lunga più complesse. Per datare Caral, che è una delle 18 città della valle di Supe, gli studiosi hanno utilizzato un misuratore estremamente preciso: le fibre di canna delle borse di shicra – il termine indigeno per “cotone” – che servivano a trasportare i massi necessari per ergere le enormi costruzioni. E che gli abitanti della città hanno abbandonato insieme alle rocce all’interno delle intercapedini che reggevano i loro ‘palazzi’. Costruzioni con finalità votive oppure, in altri casi, abitazioni di famiglie agiate, come hanno dimostrato i resti dei rifiuti ritrovati. La datazione si presta ancora a diverse interpretazioni, ma gli autori della ricerca sono convinti che le dimensioni delle costruzioni di Caral rappresentino dei chiari indicatori di potere. E ritengono, quindi, che la cittadella disponesse di strutture sociali organizzate e di gerarchie con capacità decisionali e che fosse estremamente avanzata anche dal punto di vista economico. Era un’autarchia sui generis che non si basava sulla coltivazione del grano, la cui scoperta è stata successiva, ma su un’alimentazione a base di verdure e di pesce essiccato. (p.c.)

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