In Inghilterra e Stati Uniti soffre di carenza da vitamina B12 circa il 6% della popolazione. La questione è riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute globale che potrebbe condizionare milioni di vite. La mancanza di B12 è di norma caratterizzata da sintomi come l’estrema stanchezza, la mancanza di energia, la debolezza muscolare e persino difficoltà di memoria. Non solo, può infatti causare un certo numero di seri problemi di salute, come danni irreversibili ai nervi, ansia o depressione, oppure disordini che riguardano la coordinazione, l’equilibrio e la capacità di esprimersi.
Mentre alcune carenze di B12 sono dovute alla dieta, la causa più diffusa nel mondo è una patologia autoimmune, nota come anemia perniciosa. È una forma cronica di bassi livelli di B12 che può avere serie conseguenze sulla salute se non curata per molto tempo. Difatti, dal momento che i sintomi solitamente somigliano a quelli di altri disturbi comuni, è spesso fraintesa e diagnosticata come depressione o ansia. Questa condizione causa non soltanto stress fisico: vivere con questa patologia cronica, infatti, può causare inoltre seri danni psicologici, come ho mostrato nella mia ricerca.
La vitamina B12 – altrimenti conosciuta come cobalamina – è una vitamina solubile in acqua che si trova in alimenti di origine animale, come carne, pesce e latticini. Tra le altre fonti ci sono i cereali, pane e latte vegetale fortificati. Le persone che non consumano regolarmente i prodotti animali, come i vegani, sono perciò a rischio di carenza da B12. Per ridurre questo rischio, si raccomanda loro di consumare quotidianamente almeno tre microgrammi di B12 attraverso cibi fortificati, o assumendo semplici integratori.
La causa principale della patologia resta comunque l’anemia perniciosa. La malattia rende difficile alle persone assorbire la vitamina perché il sistema immunitario influisce sul funzionamento di importanti cellule parietali dentro lo stomaco. Queste cellule producono una proteina chiamata fattore intrinseco (FI) che è essenziale per l’assorbimento della vitamina stessa. Coloro che sono affetti da anemia perniciosa producono un anticorpo che distrugge qualsiasi produzione di fattore intrinseco. E così, senza alcun fattore intrinseco che si leghi al cibo, i malati non possono assorbire B12. E senza B12, il corpo non è capace di produrre abbastanza globuli rossi. La patologia può inoltre essere causata dall’indebolimento del rivestimento interno dello stomaco. Questo può accadere per via di gastriti atroifiche e infiammazioni croniche nello stomaco che alla fine ne indeboliscono il rivestimento.
Una condizione di vita
Circa cinque persone su 100 mila nel Regno Unito sono affette da anemia perniciosa. Questa condizione riguarda persone di tutte le età e i sintomi possono cominciare in qualsiasi momento. È tuttavia più diffusa in persone oltre i 60 anni, dal momento che gli adulti sono più suscettibili allo sviluppo di gastrite atrofica che accresce il rischio di deficienza da B12. Il numero di persone colpite nel mondo potrebbe essere maggiore di quanto si creda. Ma resta difficile stimare in modo affidabile perché non c’è una definizione stabilita di quanto bassi debbano essere i livelli di B12 per considerarla una carenza.
Alcune nuove linee guida sono state redatte per affrontare il problema con gli odierni metodi di diagnosi. Qui si afferma che i sintomi del paziente sono il miglior indicatore di qualsiasi carenza. Non solo: le linee guida stabiliscono che se c’è incongruenza tra i risultati dei test e i sintomi riportati dai pazienti, il paziente deve comunque essere curato per integrare B12 e prevenire potenziali danni irreversibili.
La carenza di vitamina B12 causa infatti un largo spettro di sintomi neurologici e fisici, debilitanti. I più comuni sono la fatica, la perdita di memoria e i problemi di concentrazione. Eppure, la sottile, aspecifica natura dei sintomi iniziali della patologia possono rendere difficile la diagnosi sulle persone. Uno studio, intervistando gli affetti dalla malattia della Pernicious Anaemia Society, ha scoperto che quasi la metà dei pazienti avevano subito una diagnosi sbagliata. Più del 20% aveva dovuto aspettare due anni o più per avere una diagnosi corretta. Per molti di loro, i sintomi erano infatti stati attribuiti a uno stile di vita stressante o diagnosticati come ansia o depressione.
I bassi livelli di B12 possono inoltre portare a danni al sistema nervoso, poiché la vitamina è essenziale per produrre mielina, la quale protegge le cellule nervose da eventuali danni. I sintomi di bassa B12 inizialmente potrebbero essere avvertiti come formicolii e intorpidimento di mani e piedi, o difficoltà d’equilibrio. Se l’anemia perniciosa rimane non trattata, questi possono acuirsi e divenire debilitanti, causando danni al sistema nervoso irreversibili. Il termine “pernicioso” fu usato per descrivere il disturbo proprio poiché all’epoca portava alla morte.
Quando invece la carenza della vitamina è causata da una dieta povera, la si tratta prescrivendo tavolette di B12 o iniezioni di idrossicobalamina. Una volta corretta la mancanza, i livelli possono essere mantenuti cambiando dieta o assumendo regolarmente degli integratori.
Ma il trattamento su persone affette da anemia perniciosa dura tutta la vita. In Gran Bretagna, molti hanno bisogno di iniezioni frequenti per sopperire alla mancanza, ogni 8 o 12 settimane. Nonostante ciò, possono continuare a soffrire i sintomi debilitanti, o vederli tornare prima arrivi l’iniezione successiva perché il trattamento non è stato sufficiente.
Quando i pazienti lamentano di cure insufficienti o chiedono iniezioni più frequenti, molti professionisti sanitari dei centri di cura, come mostra la nostra ricerca, rispondono negativamente, mettendo persino in dubbio la legittimità della malattia del paziente. Questo genere di problemi può solo che crescere il disagio psicologico e avere conseguenze sulla qualità di vita.
Inoltre, i malati si aspettano di essere stigmatizzati per il loro stato di salute. Molte persone con condizioni croniche temono che il loro stato possa portarli ad essere sottostimati dalla società o essere una fonte di discriminazione. Agendo non soltanto sui rapporti con il personale medico, ma anche accrescendo l’incidenza di ansia e depressione.
La mancanza di appropriate linee guida per la diagnosi e il trattamento dell’anemia perniciosa è problematica e c’è bisogno urgente che siano riviste. È importante che sia il pubblico che chi lavora nei centri medici siano più consapevoli dei sintomi che nascono da livelli inadeguati di B12, così che la patologia possa essere diagnosticata prima che lasci segni di lunga durata.
(quanto segue è a cura della redazione)
Stando a quanto riporta l’Istituto Superiore di Sanità, la diagnosi di un’anemia da carenza di vitamina B12 e di folati si basa su alcune analisi del sangue, che tuttavia misurano la quantità totale di vitamina circolante, e non possono quindi distinguere la forma attiva, quella che l’organismo riesce ad utilizzare, dalla forma inattiva. Dopo aver ascoltato sintomi e valutato i risultati delle analisi, se il medico dovesse sospettare la presenza di un’anemia perniciosa, potrebbe prescrivere ulteriori accertamenti. La maggior parte dei pazienti, riporta l’Iss, può essere facilmente curata con delle terapie che contengono la vitamina, da prendere per via orale o via intramuscolare, e inserendo nella dieta quotidiana cibi che ne siano ricchi.
L’articolo è stato pubblicato in inglese su The Conversation. Traduzione a cura della redazione di Galileo.