Le conclusioni dei ricercatori arrivavano dall’analisi dei dati raccolti tramite dei questionari occasionalmente sottoposti a circa 120 mila persone, volti a indagare le loro abitudini alimentari nelle 24 ore precedenti. I dati relativi alle abitudini alimentari sono quindi stati incrociati con quelli sanitari e di mortalità. Il risultato ha confermato che i cibi processati aumentano il rischio cardiovascolare e la mortalità, anche se vegetali, e che aumentare il consumo di cibo vegetale non processato ha invece un effetto protettivo. Conosciamo però i rischi del cibo ultraprocessato, dunque?

“Vegetale non significa sano”

La notizia ha comunque fatto discutere, perché a detta di alcuni, invitava a puntare il dito contro le alternative vegetali alla carne, quando invece i dati si riferivano a tutti i cibi processati vegetali. Gli esperti infatti raggiunti dallo Science Media Center, oltre a evidenziare qualche debolezza metodologica (come la raccolta dei dati sull’alimentazione o la classificazione dei cibi), hanno sottolineato come la carne vegetale non fosse che una minima parte delle diete considerate: il grosso dei prodotti di origine vegetale processati erano piuttosto prodotti da forno, come pane, focacce, pasticcini.

“Questo studio [..] ha dimostrato che un modello alimentare ricco di alimenti ricchi di grassi, sale e zucchero era associato a un rischio più elevato di malattie cardiache. Inoltre suggerito che uno schema alimentare ricco di frutta e verdura fresche, congelate o in scatola, insieme a legumi e cereali, fosse associato a un minor rischio di malattie cardiache – ha commentato Duane Mellor per la British Dietetic Association: “In quanto tale, ciò non mostra nulla di nuovo, solo che forse non possiamo sempre presumere che il cibo a base vegetale significhi sano, poiché dopo tutto lo zucchero è di origine vegetale. Ciò che dobbiamo provare a fare è seguire una dieta composta principalmente da verdure, frutta, legumi, noci e semi con cereali integrali”. A base vegetale e poco processata dunque.