Le cellule staminali embrionali sono uniche perché possono trasformarsi in ogni tipo di tessuto, e sono per questo chiamate pluripotenti. Il trasferimento di nuclei di cellule somatiche (il cosiddetto “clone terapeutico”) offre la speranza di creare un giorno cellule staminali embrionali con il Dna del paziente stesso. Il problema è che questo Dna va inserito in un ovulo, creando così un embrione che ospita le cellule staminali e che deve essere distrutto se si vuole accedere alle cellule stesse.
Ora gli scienziati del Whitehead Institute – guidati da Rudolf Jaenisch, professore di biologia al Mit – hanno dimostrato che le cellule staminali embrionali possono essere create senza ovuli e senza distruggere embrioni: i ricercatori hanno modificato geneticamente cellule adulte della pelle – fibroblasti – prelevate da un topo e le hanno riportate allo stato pluripotente, identico a quello di una cellula staminale embrionale. La ricerca, pubblicata su Nature, mostra che le cellule “riprogrammate” possono generare topi vivi, contribuendo a ogni tipo di tessuto, e possono anche essere trasmesse alle generazioni successive attraverso sperma e ovuli.
Lo studio è iniziato nell’agosto 2006, quando un team di ricercatori della Kyoto University ha scoperto quattro geni (Oct4, Sox2, c-Myc e Klf4), chiamati fattori di trascrizione perché regolano la maggior parte delle connessioni tra gli altri geni. Se attivati in una cellula della pelle di topo, tali geni potevano riprogrammare la cellula riportandola a uno stato pluripotente simile a quello delle staminali embrionali. Un altro gruppo di scienziati del laboratorio di Jaenisch ha deciso quindi di replicare l’esperimento, e ha raffinato alcuni aspetti della tecnica grazie all’uso di virus artificiali che riescono ad attivare gli stessi quattro geni, ma cercando di individuare, tra decine di migliaia di cellule, quelle in cui è in funzione il processo di riprogrammazione, in media circa una su mille.
La prova definitiva che si trattava della strada giusta è arrivata con la dimostrazione che queste cellule potevano davvero trasformarsi in ogni tipo di tessuto corporeo, compresi sangue, organi interni e pelo, e potevano essere trasmesse geneticamente. Tuttora molti ostacoli tecnici rimangono per trasferire il lavoro alle cellule umane: “tutti questi risultati sono prove di principio, e passerà del tempo prima che possiamo sapere cosa può e cosa non può essere fatto sull’essere umano” conclude Jaenisch. “Le cellule staminali embrionali umane rimangono ancora lo standard fondamentale per la creazione di cellule pluripotenti”. (m.r.)