Cervello di mamma: la risposta al pianto di un bambino è innata

(UniTrento) – Diverse latitudini, ma un unico cervello di mamma. La risposta materna più comune al pianto di bimbi e bimbe consiste nel prenderli in braccio e sussurrare loro delle parole con voce dolce e rassicurante. Anche in Paesi con modelli culturali molto diversi. Una rete internazionale di ricerca ha individuato le ragioni neurobiologiche che spiegano tale fenomeno. I risultati della ricerca sulla risposta del cervello della madre al pianto sono stati pubblicati in questi giorni sulla rivista scientifica PNASProceedings of the National Academy of Sciences.

Il lavoro si è articolato in un’analisi del comportamento in risposta al pianto su 684 madri di undici Paesi e in studi di risonanza magnetica funzionale sull’attività cerebrale di un altro gruppo di donne, in questo caso di tre Paesi (Italia, Stati Uniti e Cina). Da ciò è emerso come il pianto attivi le aree cerebrali deputate al movimento e al linguaggio. Portando, dunque, le mamme delle diverse zone del pianeta a mettere in atto risposte simili per consolare i singhiozzi.

Tra le autrici del lavoro c’è Paola Venuti, psicologa clinica e direttrice del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento. “Lo studio – racconta Paola Venuti – si inserisce in una serie di lavori condotti sulle risposte del cervello al pianto infantile. E segna un vero avanzamento perché dimostra come comportamenti e attività cerebrali siano costanti nei diversi Paesi del mondo”.

Lo studio è frutto di una rete internazionale di ricerca. C’è l’Università di Trento con Paola Venuti, Paola Rigo, Gianluca Esposito e Nicola De Pisapia. C’è il gruppo NIH – National Institutes of Health (USA) con Marc H. Bornstein, Diane L. Putnick e Joan T. D. Suwalsky. Con loro James E. Swain del Stony Brook University Hospital (USA) e poi la East China Normal University di Shanghai (Cina) con Xueyun Su, Du Xiaoxia e Kaihua Zhang e ancora Linda R. Cote della Marymount University (USA).

Una rete internazionale consolidata da anni di cooperazione scientifica che hanno anche portato in Trentino il 13° incontro internazionale sul pianto infantile. Bornstein, considerato tra i fondatori delle neuroscienze comportamentali nel settore delle relazioni parentali, sempre l’estate scorsa è diventato professore onorario “Bruno Kessler” dell’Ateneo trentino per aver aiutato l’Università di Trento a crescere e ad accreditarsi negli studi sul neurosviluppo e nelle applicazioni per la salute e il benessere psicologico delle famiglie.

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