Curare le lesioni del midollo spinale con un farmaco utilizzato nella lotta ai tumori. La terapia, per ora sperimentata sui topi, aiuta la “riparazione” dei neuroni danneggiati rallentando il processo di cicatrizzazione innescato dalla lesione. In questo modo, almeno nei casi meno gravi, sarebbe possibile recuperare in parte le normali abilità motorie. Lo studio, pubblicato su Science, è stato condotto da un gruppo di ricerca coordinato da Farida Hellal del Max Planck Institute of Neurobiology, in Germania.
Il midollo spinale rappresenta la porzione caudale del sistema nervoso centrale (SNC). Uno dei principali fattori che ne ostacolano la riparazione dopo una lesione è la scarsa capacità di rigenerazione degli assoni (i prolungamenti dei neuroni che trasmettono gli impulsi elettrici da una cellula nervosa all’altra). Questa difficoltà a rigenerarsi è dovuta sia all’effetto inibitorio della mielina (la guaina che circonda gli assoni e che potenzia la trasmissione elettrica), sia al processo di cicatrizzazione post-lesione, che crea un ambiente ostile alla ricrescita.
Per favorire la rigenerazione degli assoni, i ricercatori sono intervenuti sul processo di cicatrizzazione cercando di rallentarlo. Hanno così somministrato il Taxol, un farmaco adoperato nelle terapie contro il cancro, a topi colpiti da lesioni a livello della regione toracica del midollo spinale. Dopo appena una settimana, nei topi trattati con il farmaco la cicatrizzazione diminuiva; questo perché il Taxol ferma l’azione dei microtubuli, proteine filamentose che intervengono in numerosi processi cellulari, compresi quelli di cicatrizzazione. Il risultato della terapia, dopo 4 settimane di trattamento, è stata la ricrescita degli assoni interessati dalla lesione.
Sino a oggi, per favorire la rigenerazione degli assoni si interveniva su singoli fattori di inibizione della crescita. Invece, sostengono i ricercatori, agendo sui microtubuli si colpisce una struttura su cui convergono più circuiti molecolari. In questo senso, quella del Taxol è una terapia che aggredisce la lesione da più fronti.
Riferimenti: Science DOI:10.1126/science.1201148