Chernobyl, meno vittime del previsto

A 20 anni di distanza dal più grave incidente nucleare della storia, un rapporto di 600 pagine presentato il 6 e il 7 settembre a Vienna al Chernobyl Forum tira le somme dell’impatto su salute, ambiente, economia e società, dell’esplosione radioattiva del quarto reattore della centrale russa. Il documento, che raccoglie gli studi scientifici di centinaia di scienziati su commissione dell’Iaea (International Atomic Energy Authority), la Who (World Health Organization), varie agenzie delle Nazioni Unite e organi governativi russi, bielrussi e ucraini, stima che le vittime di Chernobyl saranno 4.000 persone, meno di quanto si è detto in passato: decine, se non centinaia di migliaia di morti. Nelle vittime il rapporto include i 50 uomini che si trovavano nella centrale al momento dello scoppio e coloro che prestarono i primissimi soccorsi, fulminati in poco tempo dalla sindrome da radiazione acuta; conteggiati anche i nove bambini uccisi dal cancro alla tiroide e le 3.940 persone che sono morte, e prevedibilmente potranno morire, di cancro tiroideo a causa dell’esposizione radioattiva. Non c’è convincente evidenza, afferma lo studio, che ci sia stato un aumento nell’incidenza di altre forme tumorali in seguito all’incidente. Nel ridimensionare la reale scala del disastro di Chernobyl, gli esperti affermano che dei migliaia di casi di tumore alla tiroide, accorsi principalmente in individui che nel 1986 erano bambini o adolescenti e provocati dall’esposizione diretta e dall’ingestione di latte e alimenti contaminati, la maggior parte sono guariti e sopravvissuti. Neppure sembra che ci siano stati effetti di fertilità, gravidanza e sviluppo infantile nelle aree intorno a Chernobyl. Il rapporto conclude che, nel raggio di 30 chilometri dall’ex centrale nucleare, la radiazione è tornata a livelli accettabili. Tuttavia, non manca di sollevare dei dubbi sulle condizioni reali del sarcofago che riveste l’impianto. (da.c.)

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