Un cimitero di dinosauri, pesci e alberi bruciati. Imprigionati nella roccia per milioni di anni, e tornati finalmente alla luce per restituirci un’incredibile istantanea dei primissimi momenti che seguirono l’impatto del meteorite di Chicxulub: la catastrofe che avrebbe posto fine al dominio dei dinosauri. È questa la straordinaria sorpresa che alcuni ricercatori, guidati da Robert DePalma dell’università del Kansas, hanno dissotterrato dalle argille di Hell Creek in Nord Dakota, a migliaia di chilometri dal luogo dell’impatto, e che hanno descritto sulle pagine dei Proceedings of the National Academy of Sciences.
La sottile linea dell’iridio
La scoperta è veramente particolare: il deposito è come una fotografia dei minuti che seguirono l’impatto. I resti di animali e vegetali, infatti, si trovano immediatamente sotto la linea dell’iridio, uno strato geologico formatosi su tutto il pianeta in conseguenza dell’impatto del meteorite di Chicxulub. “I fossili ritrovati in Nord Dakota – spiega DePalma – sono la prima fossa comune di grandi organismi mai trovata direttamente associabile alla linea dell’iridio”.
L’istantanea di una catastrofe
La scoperta è arrivata nel corso di una campagna di scavi iniziata nel 2013. E come spiega DePalma, è qualcosa di simile al fossile di una catastrofe. Tronchi bruciati, insetti, la carcassa parziale di un triceratopo, un adrosauro, microrganismi marini come gli ammoniti, mammiferi morti, ossa di mosasauro, un grande rettile marino e pure dei pesci, come uno storione: una miriade di organismi diversi, accatastati alla rinfusa. Come sono finiti tutti questi organismi diversi sulle pareti dei calanchi di Hell Creek?
All’epoca – spiega DePalma – non lontano dal luogo dello scavo c’era un grande mare interno, che fu scosso da immani terremoti di magnitudo 10 o addirittura 11, generati dall’impatto dell’asteroide. Ma contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, non ci fu uno tsunami. Secondo gli autori dello studio, si verificò invece una sessa: un ondeggiamento analogo a quello che si genera in una bacinella piena d’acqua che viene spostata. E’ successo in Norvegia nel 2011, quando in seguito al terremoto del Giappone si sollevò una marea di un metro e mezzo di altezza. Ma in Nord Dakota il fenomeno ebbe proporzioni ben più catastrofiche: dopo l’impatto del meteorite nella penisola dello Yucatan, dal mare interno si generò un’ondata enorme, che investì la terra e i fiumi affluenti, sradicando alberi, riversando detriti e resti di piante e animali sulle coste. Ecco perché si trovano pesci d’acqua dolce, animali terrestri e marini tutti insieme, come in una fossa comune.
Dopo l’onda, la pioggia di detriti roventi
Circa mezz’ora dopo la grande ondata, secondo le ricostruzioni degli studiosi, mentre l’acqua si ritirava e continuava il suo oscillamento nell’altro senso, cominciarono a piovere detriti dal cielo. Miniproiettili di vetro, chiamati tectiti, cadevano alla velocità di 300 km/h in una pioggia incandescente, colpendo animali vivi e morti e lasciando inconfondibili impronte nella roccia: “Queste sfere – racconta Mark Richards dell’università di Berkeley, coinvolto nello studio – piombavano sulla superficie, conficcandosi nel fango ancora molle”. Venti minuti dopo, l’epilogo: l’acqua ritorna, seppellendo tutto sotto due metri di fango e detriti, per milioni e milioni di anni.
La teoria dell’impatto e la vecchia scuola di Berkeley
La scoperta di DePalma sembra essere un bel colpo per la celebre teoria dell’impatto, formulata a metà degli anni Settanta a Berkeley dai ricercatori Luis e Walter Alvarez, padre e figlio. Secondo l’ipotesi di Berkeley, la causa scatenante dell’estinzione di fine Cretaceo fu proprio l’impatto di Chicxulub e non la straordinaria attività vulcanica di quel periodo, che altri studiosi ritengono il primo colpevole per la scomparsa dei dinosauri. “Quando abbiamo proposto l’ipotesi dell’impatto per spiegare la grande estinzione – commenta Walter Alvarez, coinvolto nel nuovo studio – era basata solo sulle concentrazioni anomale dell’iridio, la firma dell’asteroide. Da allora, le prove si sono gradualmente accumulate. Ma non mi sarei mai sognato che avremmo trovato un cimitero di dinosauri come questo”.
Riferimenti: Pnas