E’ l’esposizione che ha messo l’emozione sopra ogni cosa. In questo modo si può sintetizzare il pensiero di Luca Ronconi, che per l’occasione ha cambiato mestiere, passando dal teatro all’allestimento di una mostra. Le sensazioni suscitate dai pezzi presentati al pubblico tanto deve alla mano di chi ha organizzato visivamente la mostra, a cominciare dalla bella idea di eliminare per una volta il vetro dalle “vetrine”, ponendo tra le opere e chi le guarda semplicemente delle reti in tulle che a distanza sembrano non esserci nemmeno.
Ammirare in questo modo le splendide statue del cosiddetto “Esercito di terracotta” del primo grande imperatore cinese Qin Shi Huangdi (259-210 a.C.), crea un senso di straniamento totale, che porta lontano dal luogo espositivo per avvicinare il visitatore, mai come in questo caso spettatore, alla Cina di oltre 20 secoli fa, i cui personaggi appaiono in questi spazi che non a caso risultano essere una sorta di palcoscenici.
Altra condizione della visita è determinata dalla luce, una fioca penombra, espressa volontà di Ronconi che non ha dimenticato come l’intero complesso scultoreo, scoperto a partire dal 1976, fosse nato per rimanere ipogeo, non visibile, ma semplicemente vicino alle spoglie del sovrano capace di unificare la Cina nel 221 a.C.
La conseguenza di un tale allestimento è il silenzio, una sorta di rispetto reverenziale che raramente si materializza, in special modo durante le inaugurazioni delle mostre, ma che questa volta ha investito tutti, anche gli addetti ai lavori, che forse proprio per questo troppo spesso perdono il contatto emozionale con l’opera. Per questa volta, quindi, affascinati dall’esposizione, vogliamo chiudere un occhio su ciò che vuol dire a livello conservativo trasportare così tanti oggetti in terracotta dalla Cina all’Italia…
Chi ha promosso la mostra romana non può non sottolineare i forti legami tra Italia e Cina, soprattutto in questo momento, le connessioni culturali, i grandi italiani che nella storia hanno fuso il loro nome al grande paese orientale, su tutti Marco Polo e padre Matteo Ricci; la similarità tra la longevità dell’impero romano e il “celeste impero” cinese; l’ottima collaborazione tra gli studiosi italiani e i conservatori cinesi, che hanno permesso ai curatori Lionello Lanciotti e Maurizio Scarpari (Università di Venezia, Ca’ Foscari) di scegliere tra una miriade di oggetti, anche appena rinvenuti e quindi inediti. Alla fine gli oltre 300 oggetti esposti, che si collocano tra la dinastia Zhou (1045-221 a.C.) e il Primo Impero (221 a.C. – 23 d.C.), rappresentano il più alto numero di manufatti mai concesso dalle autorità cinesi per una mostra in Occidente.
La mostra è articolata in due sezioni ben distinte: la prima, che potremmo definire “monumentale”, è occupata principalmente dalle statue in terracotta a grandezza naturale, alcune di quelle ritrovare in più fosse nei pressi del mausoleo, ancora inviolato, a Lintong (Xi’an, Shaanxi), vicino all’antica capitale imperiale. Tra di esse spiccano le figure di guerrieri, privi delle armi, rubate negli anni, animali, armature, ecc. Segnaliamo su tutti il fantastico carro trainato da quattro cavalli e guidato da un auriga affiancato da due soldati, solo uno dei ben 64 carri di questo tipo trovati nella fossa n.2 del sito archeologico di provenienza, in cui dei carri lignei sono rimaste le sole impronte fossili.
Tra i pezzi indimenticabili c’è anche una particolare veste funebre, costituita da oltre quattromila tessere di giada, simbolo di immortalità, cucite insieme da metri di filo d’oro, vero capolavoro della dinastia Han Occidentale (206 a.C. – 23 d.C.).
La seconda parte dell’esposizione romana corrisponde al secondo livello delle Scuderie del Quirinale: qui la mostra, pur mantenendo alcune caratteristiche della prima sezione, allenta lo stupore e riduce l’aura surreale della parte precedente. Ci si sofferma così sull’oggettistica: bronzi cerimoniali, strumenti musicali, vasi, caraffe, bruciaprofumi, specchi, pugnali, e altri tipici manufatti dei corredi funebri.
ROMA
CINA. Nascita di un impero
Fino al 28 gennaio 2007
Scuderie del Quirinale. Via XXIV maggio, 16
Orari: dom-gio 10-20
ven-sab 10-22.30
Biglietto: intero € 10
ridotto € 7,50
Catalogo: Skira