“Act and adapt”, agire e adattarsi, prima che il cambiamento climatico raggiunga livelli ancora più pericolosi e causi sofferenze di vasta portata agli esseri umani. Con questo slogan leader politici europei ed esperti mondiali si sono dati appuntamento a Bruxelles per la nona edizione della Green Week 2009, la più grande conferenza annuale dedicata alla politica ambientale dell’Ue, dal 23 al 26 giugno scorso. In assenza di una decisa azione globale, infatti, la temperatura media potrebbe aumentare tra l’1,8 e i 4°C rispetto ai livelli attuali nel corso di questo secolo. Nel peggiore degli scenari si parla di 6,4°C entro il 2100, un aumento da tre a nove volte superiore al riscaldamento che la Terra ha registrato finora rispetto ai livelli preindustriali. Per questo l’obiettivo dichiarato dall’Unione è quello di ridurre le proprie emissioni del 30 per cento entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, in modo da tenere il riscaldamento globale al di sotto di quella soglia sopra la quale è forte il rischio di catastrofici e irreversibili cambiamenti globali: soli 2°C al di sopra della temperatura pre-industriale, cioè solo 1,2°C sopra il livello di oggi.
Bisogna agire, quindi, e in fretta. Ma anche modificare lo stile di vita in modo da non contribuire ad aggravare la situazione, adattarsi insomma. A iniziare dai trasporti, voce che incide per il 30 per cento sui consumi energetici dei paesi europei. Secondo i dati dell’International Energy Agency, le emissioni del settore continueranno ad aumentare di circa 1,6 per cento all’anno fino al 2030, con una crescita di circa il 30 per cento rispetto ai valori del 2000. L’azione sul trasporto urbano, che influisce per il 40 per cento sul totale delle emissioni del trasporto su strada, è centrale per raggiungere gli obiettivi dell’Ue. Che per questo, nell’ambito del VII programma quadro, ha stanziato oltre 4 miliardi di euro per promuovere lo sviluppo di sistemi integrati, ecocompatibili e intelligenti, grazie all’utilizzo di tecnologie ibride e carburanti alternativi, in particolare l’idrogeno e le celle a combustibile.
Ma per avere delle città a basse emissioni, basta rendere altamente tecnologici i trasporti? La risposta è no, secondo Bert van Wee, docente alla Delft University of Technology, nei Paesi Bassi, intervenuto alla sessione “Transport and spatial planning in a decarbonised world” alla Green Week. “Non è certo che per il 2050 riusciremmo ad abbattere le nostre emissioni”, spiega Van Wee. “In teoria l’innovazione tecnologica può risolvere i problemi, sempre se saremo capaci di sviluppare le soluzioni giuste in tempo e implementarle a prezzi contenuti. Ma accanto alle soluzioni tecnologiche dobbiamo imparare a usare meglio le nostre risorse e pianificare meglio il territorio e la mobilità, con una gestione ottimale del trasporto pubblico e zone libere dalle auto”.
In un futuro de-carbonizzato, insomma, si dovranno implementare delle politiche precise: “Una progettazione compatta degli edifici, dove si concentri la maggior parte della popolazione, costruzioni vicine ai nodi dei trasporti pubblici, come stazioni o fermate della metro, e aree integrate dove tutti i servizi siano concentrati, senza dover ricorrere all’utilizzo delle auto”, va avanti van Wee. “Mentre le politiche europee attuali prestano molta attenzione all’innovazione tecnologica, poco viene fatto per questi aspetti di gestione e uso del territorio che chiamano in causa direttamente il cittadino e le sue abitudini”. Buoni esempi includono la riurbanizzazione vicino alle stazioni ferroviarie – come all’Aia nei Paesi Bassi -, lo sviluppo di aree urbane densamente popolate nei pressi di fermate della metro – come è accaduto in diverse città europee – o il New Urbanism – approccio architettonico basato sull’accessibilità dei trasporti, sulla connettività, con una griglia di strade interconnesse che disperdono il traffico e facilitano il movimento a piedi -, e offerte di servizi sul luogo di residenza.
“La ricerca è più che mai importante ed è necessario continuare ad implementarla”, spiega Andrea Ricci, dell’Istituto di studi per l’integrazione dei sistemi, società di ricerca e consulenza italiana, con grossa esperienza nel campo della mobilità e dei trasporti. “Ma oltre a questo dobbiamo pensare ai modi migliori per gestire sul territorio le innovazioni. Il progetto europeo Compro, per esempio fa proprio questo: studia le migliori modalità per l’acquisto su larga scala, e tra più enti, di veicoli per il trasporto pubblico a metano o idrogeno”, continua Ricci. “Se i mezzi a tecnologia pulita sono più costosi di quelli convenzionali, per abbattere i costi bisogna fare massa critica”.