La ricerca quale motore trainante dello sviluppo di una comunità. Questo l’assunto chiave sul quale il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) intende fondare il proprio rinnovamento. Adriano De Maio, commissario straordinario dell’ente, ha presentato a Roma il “Progetto per il nuovo Consiglio nazionale delle ricerche”, illustrando le linee guida che hanno ispirato il suo mandato, durato un anno e seguito all’entrata in vigore del decreto di riordino dell’ente, nel 2003. “La ricerca non è morta”, esordisce De Maio, individuando nella dispersione di idee e risorse il maggior punto di debolezza del “vecchio” Cnr. E ha indicato i cardini della strategia adottata nella maggiore flessibilità delle risorse, nell’avvicinamento dei giovani alla ricerca e nell’adozione di un arco temporale di riferimento più lungo per la programmazione. Un operato che non poteva prescindere da una riforma organizzativa, incentrata sull’individuazione di undici dipartimenti: alimentare, culturale, salute, energia e ambiente tra i più importanti. Questa struttura a matrice, però, richiederà anni per funzionare in maniera efficace ed efficiente, essendo una struttura fortemente gerarchica e lenta nel reagire. Quest’ultimo aspetto è il motivo fondamentale dello scontento espresso dal Sindacato Nazionale Lavoratori della Ricerca e dalla Cgil. (i.l.c.)