Collisioni fra asteroidi: sono più forti e resistenti del previsto

collisioni fra asteroidi

Nelle collisioni fra asteroidi, questi oggetti celesti non si rompono molto facilmente. Duri e resistentissimi, potrebbero essere più robusti e difficili da distruggere di quanto si pensasse. A mostrarlo è un gruppo di ricerca, coordinato dalla Johns Hopkins University, che ha studiato le proprietà di questi corpi celesti. Gli scienziati hanno applicato i modelli teorici sulla rottura delle rocce e hanno simulato le collisioni fra asteroidi nello Spazio. I risultati sono pubblicati sulla rivista Icarus.

Quanta energia ci vuole per rompere un asteroide?

C’è una domanda che, per chi si occupa di collisioni cosmiche, assilla da tempo gli addetti ai lavori: quanta energia ci vuole per distruggere un asteroide e ridurlo in pezzettini? Per rispondere, negli ultimi 20 anni, i ricercatori hanno studiato la resistenza degli asteroidi in vari modi. Da un lato attraverso lo studio di materiali rocciosi in laboratorio e dall’altro mediante simulazioni al computer che servono a riprodurre le collisioni fra questi oggetti giganteschi, delle dimensioni di qualche chilometro, come una città. I parametri generalmente utilizzati sono massa, temperatura e fragilità del materiale. In passato, gli scienziati hanno ricostruito l’impatto di due asteroidi, in cui uno più piccolo colpisce uno di dimensioni maggiori ad una velocità di 18mila km all’ora. Da quest’analisi era emerso che l’asteroide colpito, il bersaglio, veniva completamente distrutto nell’impatto.

Un nuovo modello

Oggi, gli autori hanno ripetuto l’esperimento con un nuovo modello, chiamato Tonge-Ramesh, più dettagliato sostengono. Questo modello riesce ad analizzare il processo di impatto molto da vicino e coglie particolari di dimensioni inferiori. Inoltre, consente di studiare con maggiore precisione i pezzi di asteroide che emergono dallo scontro. Gli autori hanno così impostato i parametri di partenza ed hanno osservato cosa succedeva. La simulazione è divisa in due fasi: la frammentazione dovuta all’impatto e il ri-accumulo. La prima fase considera il processo che inizia subito dopo la collisione, in poche frazioni di secondo. Mentre lo stadio successivo tiene conto del momento in cui, molte ore dopo, il materiale si riorganizza e alcuni pezzi possono riunirsi per effetto della forza di gravità.

Asteroidi a prova di scontro

Ciò che si osserva è che l’asteroide colpito non viene completamente distrutto come previsto dalle simulazioni precedenti. Come a dire: gli asteroidi potrebbero essere più duri e resistenti di quanto ritenuto fino ad oggi. Nel dettaglio, ciò che si osserva è che il nucleo risulta danneggiato, con crateri e spaccature. Milioni di frammenti rocciosi, infatti, si liberano dallo scontro, simili a granelli di sabbia che volano nello spazio.

Quello che rimane non è soltanto un cumulo di macerie. L’asteroide colpito, infatti, non è andato distrutto e l’ampia massa rimanente eserciterà successivamente una importante attrazione gravitazionale. Questa attrazione è alla base del ri-assemblaggio del materiale, come mostrato nei video a seguire.

A cosa serve studiare lo scontro fra asteroidi

“Potrebbe sembrare fantascienza – spiega K.T. Ramesh della Johns Hopkins University, tra gli autori del paper– ma un ampio settore di ricerca si occupa delle collisioni fra asteroidi”. Fuori dalla ricerca sono stati film come Armageddon o The Apocalypse – soltanto per citare due esempi – a portare l’attenzione sulle collisioni pericolose. Gli scenari apocalittici al cinema aiutano a comprendere la ragione del perché studi come questi siano importanti. Conoscere quanto sono duri questi corpi celesti può essere importante infatti per capire se, nell’ipotesi di un impatto con la Terra, sia meglio deviarli o romperli. La caduta di piccoli asteroidi sul nostro pianeta è un evento che avviene spesso. Un esempio recente è quello dell’evento di Chelyabinsk, un meteorite – il prodotto finale di un asteroide entrato in atmosfera – che ha colpito la Terra il 15 febbraio 2013 in Russia. Questo impatto ha causato danni e alcuni feriti.

Gli scienziati hanno necessità di avere un’idea chiara di cosa si debba fare nel caso di una minaccia concreta. Secondo la Nasa, ad esempio, c’è un piccolo rischio che l’asteroide Bennu colpisca la Terra nel 2135, ma gli scienziati hanno già preso contromisure e la missione Osiris-Rex lo sta tenendo d’occhio.

Crediti immagini: cortesia di Charles El mir

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