Una terapia salvavita e una compatibilità di solo 1 su 100 mila. Basterebbero questi due dati per spiegare le ragioni dietro la campagna Match it now per le donazioni del midollo osseo e cellule staminali ematopoietiche. Una settimana di eventi al via dal 21 settembre, in occasione del World Marrow Donor Day. L’Italia partecipa con eventi sparsi in tutto il paese (sul sito della campagna la mappa con tutte le piazze che aderiscono all’iniziativa) per chiamare a raccolta nuovi possibili donatori. Perché ce n’è un continuo bisogno e perché serve prepararsi ai bisogni che potremmo avere in futuro, ricordano dal Registro italiano donatori di midollo osseo (Ibdmr), promotore dell’evento insieme al Centro nazionale trapianti, alla Federazione Admo, alla Federazione Adoces, e all’associazione Adisco.
Cosa si dona e perché?
La donazione di midollo osseo è un gesto salvavita perché permette di poter trattare tutti questi pazienti, non di rado bambini, per i quali è necessario un trapianto di staminali ematopoietiche. “Parliamo soprattutto di malattie oncoematologiche come leucemie acute, linfomi, e mielomi multipli ma anche casi gravi di immunodeficienze”, spiega a Wired.it Nicoletta Sacchi, responsabile nazionale dell’Ibdmr. Ma anche, in alcuni casi, di pazienti con malattie del sangue come talassemie o malattie autoimmuni. E solo circa il 30% ha possibilità di trovare un donatore compatibile in famiglia, ricordano dal Registro. Per gli altri, la stragrande maggioranza, la speranza è di poter contare sulla solidarietà di un estraneo. Al momento i pazienti in cerca del loro gemello genetico – di un potenziale donatore compatibile – iscritti nel registro italiano sono oltre 1700. “Parliamo di persone che non hanno alternative, per le quali il trapianto può essere un vero intervento salvavita”, ribadisce Sacchi.
Il registro dei donatori di midollo osseo
Ma perché quei 1700 pazienti italiani (e gli altri in giro per il mondo, visto che la ricerca e la donazione sono a livello mondiale: nel 2018, 64 sono state le donazioni effettuate verso pazienti internazionali e 166 verso quelli italiani) abbiano una possibilità è necessario disporre di potenziali donatori (inclusi quelli neonati, grazie alle raccolte di sangue da cordone ombelicale raccolto dalle banche sparse lungo la penisola). Ed è quello che campagne come Match it now si propongono di fare, offrendo, per esempio, già durante la settimana di sensibilizzazione, la possibilità di eseguire il primo screening del campione salivare o del sangue per diventare donatore.
Cosa serve per diventare un donatore
Se interessati, i primi passi da compiere sono infatti un colloquio con il personale sanitario per conoscere lo stato di salute generale e le controindicazioni del volontario e successivamente un prelievo di saliva o sangue per procedere alle analisi per creare un profilo genetico del donatore. Possono diventare donatori i giovani tra i 18 e i 35 anni, in buone condizioni di salute e che pesino almeno 50kg. Si rimane nel registro fino ai 55 anni, spiega Sacchi: “La scelta di avere donatori giovani è fatta sia a tutela del donatore che del ricevente: con l’età infatti è più probabile che emergano condizioni di non idoneità, complicazioni di salute che compromettano la disponibilità di prelevare le cellule”. Una volta infatti che sia stata accertata la compatibilità tra il paziente in cerca e l’iscritto nel registro, il potenziale donatore viene richiamato per ulteriori analisi: “In questa fase si compiono una serie di analisi per verificare la persistenza dell’idoneità del donatore, per esempio attraverso la valutazione di marcatori infettivologici”, va avanti Sacchi, “Un donatore giovane in genere è tendenzialmente più in salute e permette di prelevare più cellule. In Italia circa il 70% delle donazioni sono effettuate da persone con meno di 40 anni”.
Anamnesi, prelievi di saliva e sangue e iscrizione al registro possono essere fatti tutto l’anno rivolgendosi a uno dei centri e dei poli presenti in Italia (possibile anche la preiscrizione online) o alle associazioni Admo e Adoces. Diventare donatori è un gesto anonimo, gratuito, e revocabile.
Come si dona: donazioni da sangue periferico o midollo
La donazione, al bisogno nel caso in cui si riscontri la compatibilità con un paziente, può avvenire sia da sangue periferico, dopo stimolazione farmacologica, che da midollo. “In entrambi i casi i rischi per il paziente sono minimi”, ricorda Sacchi, “Nel caso di prelievo da sangue periferico, il donatore rimane attaccato a una macchina per circa due tre ore e i potenziali rischi correlati alla procedura sono approssimabili a quelli di una donazione di sangue”. In caso di donazioni da midollo osseo, continua la responsabile del registro, si effettuano con un ago dei piccoli buchi sulle ossa della cresta iliaca (le ossa del bacino), in anestesia: “In questo caso i rischi sono quelli collegati alla procedura anestetica e sono valutati con estremo scrupolo”. La maggior parte delle donazioni avviene da sangue periferico, secondo una scelta che viene fatta su indicazione del medico curante, e mediata sulle caratteristiche del donatore: “In generale, nel caso di trapianti in età pediatrica vengono preferite donazioni midollari, mentre in età adulta quelle da sangue periferico, che permette di raccogliere più cellule”, spiega ancora Sacchi, “Nei bambini si tende a preferire il sangue midollare perché la minor presenza di cellule differenziate riduce il rischio di reazioni immunitarie”.
“I social servono a sensibilizzare, non a cercare donatori”
Per donare è necessario essere iscritti al registro. “Questo serve a ricordare che la ricerca di donatori compatibili viene fatta dal registro stesso”, tiene a precisare Sacchi, “quando un paziente ha bisogno di una donazione è il registro che, nel giro di 30/40 giorni, organizza, auspicabilmente trova e ri-caratterizza per confermarne l’idoneità, il donatore. Le campagne sui social sono importanti per sensibilizzare sul tema, ma la ricerca rimane a carico del registro”. I nuovi iscritti che verranno – al momento quelli attivi sono oltre 400 mila – saranno disponibili come donatori realisticamente a dicembre, dopo i tempi tecnici dopo anamnesi e screening. “Se, al bisogno, dovessimo organizzare il reclutamento dei possibili donatori, non avremmo i tempi necessari per rispettare quelli a disposizione del paziente: per questo è importante continuare a immettere donatori nel registro, per tutti i pazienti che verranno in futuro”, conclude Sacchi.
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