Come vive un matematico? In una casa ordinata, cura i suoi pesci, i suoi vestiti, la sua vita è prestabilita, una vita solitaria. Ma ha un sogno, vuole diventare un matematico importante, vuole pubblicare le sue ultime ricerche su riviste importanti. Ed in Romania non c’è ne sono. Bisogna inviare i propri lavori in Francia, negli USA. Il problema è che non si può. Siamo al tempo di Nicolae Ceausescu, all’inizio di quello che sarà l’ultimo piano quinquennale del Partito Comunista Rumeno. È il 1984. Avere contatti con l’estero, viaggiare e persino pubblicare articoli scientifici all’estero non è consentito se non ad alcuni privilegiati. Tra cui la moglie di Ceausescu, Elena Petrescu, che benché priva della licenza elementare, e a malapena alfabeta, si fa conferire una laurea in chimica ed eleggere presidente del più importante istituto di ricerca chimica della Romania. Pubblica a suo nome sulle riviste specializzate i risultati delle ricerche di alcuni famosi scienziati romeni, da lei costretti a cedergliele. Si adopera per ottenere riconoscimenti accademici anche all’estero, ricevendo lauree honoris causa da quasi tutti i Paesi in cui va in visita.
Ma Sorin Parvu, un matematico di genio che non riesce a concludere il suo dottorato, non fa parte di questo ristretto gruppo. Un suo amico è andato in Francia e ora è un matematico conosciuto, apprezzato. Ma lui non vuole andare via, anche se vorrebbe che il valore scientifico di quello che scrive venisse apprezzato.
Sorin resta per fare quello che può e deve fare. Un suo articolo è arrivato negli USA ed è stato pubblicato. Ma uno dei modi per fare carriera, o almeno per avere una vita tranquilla, nella Romania di quegli anni, è quello di prestare attenzione a che cosa fanno i colleghi, a spiare insomma, carpire informazioni. Con le informazioni si va avanti, bisogna cercare di, scoprire che cosa hanno in mente i colleghi. Sorin però non vuole entrare in questo giro perverso.
Nel paese ci sono le file per la benzina, la vita è difficile, si potrebbe facilitarla. Ed Elena Buciuman, moglie del matematico andato in Francia, è costretta a lavorare e a cercare informazioni anche lei, se vuole riuscire ad andarsene con la bambina. Deve scoprire, le fa presente un frustrato ispettore del Dipartimento di Sicurezza, cosa c’è sotto l’invio di un manoscritto all’estero che, anche se di matematica, soprattutto se di matematica, deve nascondere qualcosa. Un complotto. Elena deve trovare informazioni, costruirle se necessario, risolvere il caso. Altrimenti la vita si complica. E quando le cose si complicano non si possono tenere in troppo conto le necessità altrui, QED (quod erat demonstrandum).
Lemmi e dilemmi, tra matematica e vita in questo film in bianco e nero, lento, riflessivo. Un racconto malinconico su quello che è accaduto, e che avrebbe dovuto essere diverso, dando prospettive e possibilità a tutti, compresi i matematici sognatori, attenti e riflessivi e magari geniali. Un bianco e nero necessario, senza il colore, per quelle vite senza senso in questa opera seconda di Andrei Gruzsniczki. Molto diversa dal famoso “La vita degli altri”, meno cinematografico del vincitore dell’Oscar, per nulla spettacolare. Che non punta sullo spionaggio, ma considera anche quello come parte di una vita logicamente insensata. Per un matematico poi….
Quod Erat Demonstrandum, Romania 2013, regia e sceneggiatura di Andrei Gruzsniczki con Ofelia Popii, Sorin Leoveanu, Florin Piersic Jr., Virgil Ogasanu, Tora Vasilescu,. Premio speciale della giurra al festival del cinema di Roma 2013. In attesa di distribuzione in Italia. Si vedrà a fine marzo al convegno “Matematica e cultura”.