Un consiglio solo apparentemente banale, e comunque da tenere a mente: per limitare il consumo delle risorse che abbiamo a disposizione – e, di conseguenza, mitigare problemi importanti come i cambiamenti climatici in atto – dovremmo dare un taglio netto ad acquisti e consumi. Che è molto più efficace di lavarci la coscienza comprando prodotti e servizi che si fregiano di etichette environment friendly. A scoprirlo, e raccontarlo sulle pagine della rivista Young Consumers, un’équipe di ricercatori della University of Arizona, che ha per l’appunto cercato di comprendere come i valori radicati nella cultura del consumo e del capitalismo influenzano e interagiscono con i comportamenti pro-ambientali dei millennial, che rappresentano il gruppo di consumatori più attivo, influente e consistente.
Gli scienziati, in particolare, si sono focalizzati su due aspetti della questione: la riduzione dei consumi, che passa per approcci come la riparazione di oggetti rotti o obsoleti (anziché la loro sostituzione) e l’evitamento di acquisti compulsivi o non necessari, e il cosiddetto green buying, ossia l’acquisto di prodotti o servizi progettati per limitare l’impatto sull’ambiente e sul consumo di risorse, come per esempio beni costruiti a partire da materiali riciclati. Gli autori del lavoro si sono inoltre chiesti quale delle due strategie possa effettivamente aumentare il benessere dei consumatori. Per farlo, hanno somministrato un questionario a 986 giovani statunitensi: dall’analisi dei risultati è emerso, anzitutto, che i soggetti più materialisti erano poco sorprendentemente meno inclini a ridurre i propri consumi, anche se tale atteggiamento non sembra avere alcun effetto con la probabilità di comprare prodotti environmentally friendly. Probabilmente questo accade, spiegano gli autori, perché acquisti di questo tipo rappresentano comunque un modo di soddisfare il desiderio di accumulare nuovi beni.
“Con il nostro studio”, spiega Sabrina Helm, prima autrice dell’articolo e professoressa associata della Norton School of Family and Consumer Sciences al College of Agriculture and Life Sciences, “abbiamo mostrato che esistono dei cosiddetti materialisti green, acquistatori e consumatori compulsivi che comprano prodotti che si dicono amici dell’ambiente. Si tratta del riadattamento green al modello consumistico vigente; il consumo ridotto, invece, è un approccio più moderno e con maggiore impatto dal punto di vista della sostenibilità”. I soggetti meno materialisti, infatti, si dicevano molto più inclini alla pratica del consumo ridotto, il che tra l’altro si è rivelato correlato a un maggior benessere personale e a un minor stress psicologico, effetto non osservato per chi aderiva all’altro modello (anche se si tratta di una correlazione da prendere con le pinze, data la possibile interferenza di altri fattori non presi in considerazione dalla ricerca).
“Il punto cruciale è ridurre i consumi. Non comprare un altro tipo di prodotti”, sottolinea Helm. “Avere e comprare meno, in realtà, ci rende più soddisfatti e felici. Se si possiedono tanti beni, si hanno anche tanti grattacapi: debiti, per esempio, o preoccupazioni per la loro manutenzione e conservazione. È il cosiddetto onere di proprietà: chi se ne alleggerisce vive più felice”. E il pianeta lo ringrazia.
Via: Wired.it
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Finalmente.! Bisogna ridurre i consumi. Non esiste lo sviluppo sostenibile. Bisogna ridurre il PIL e non aumentarlo.